Vorrei, non vorrei, ma se vuoi… È la fotografia che rappresenta la situazione tra Roma, Atalanta e
Gianluca Mancini. Nel senso: vorrei (Roma) poter anticipare l’arrivo del difensore a Trigoria rispetto a giugno prossimo, non vorrei (sempre Roma) perché bambole adesso non c’è un euro, ma se vuoi (Atalanta) potremmo trovare un punto d’incontro che consenta di arrivare a un accordo che soddisfi tutti in grado di concretizzare il trasferimento del ragazzo alla corte di Di Francesco negli ultimissimi giorni di questo mercato di gennaio. Cosa tuttaltro che semplice, anche perché Mancini vorrebbe concludere, per correttezza, la stagione a Bergamo e la stessa Atalanta in questo momento preferirebbe terminare questo campionato senza cambiamenti, soprattutto in considerazione dell’obiettivo Europa, compresa quella più importante.
Comunque, finché il mercato non chiuderà (il 31 alle ore venti), la possibilità di un colpo di coda giallorosso non si può escludere. A un patto, anzi due: che Marcano trovi una sistemazione (cosa che al momento a Trigoria è seccamente esclusa), portando pure quel po’ di cash, seconda condizione, che potrebbe convincere l’Atalanta a chiudere in anticipo l’operazione con una formula simile a quella messa in piedi l’estate scorsa per Cristante (cinque milioni per il prestito, altri quindici garantiti, più dieci di bonus). Magari si discuterà proprio di questo, oggi, a Bergamo, dove la Roma si trasferirà, dirigenti compresi, in vista della sfida contro l’Atalanta di domenica pomeriggio. È sicuro che le due dirigenze, se non altro per motivi di ospitalità ed educazione, stasera a Bergamo si incontrino per una variegata chiacchierata. E allora, durante un aperitivo che ci sta sempre bene, l’argomento potrebbe essere affrontato se non altro per capire i margini della fattibilità dell’operazione in questi ultimi giorni di mercato. Ovvero, quanto cash sarebbe sufficiente per il trasferimento immediato di Mancini alla Roma, pur nella consapevolezza che l’Atalanta vorrebbe chiudere questa finestra di mercato senza fare operazioni in uscita nella convinzione che l’obiettivo tornare in Europa è possibile. […]
Fonte: il romanista