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Stadio Roma, Montuori: “Entro l’anno la prima pietra”

(F. M. MAGLIARO)  –«Noi di qui a un mese potremmo essere pronti a chiudere per andare al voto in Consiglio comunale prima dell’estate». Luca Montuori, assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, ha in mano il dossier Stadio della Roma e, prima ancora che responsabile per materia, da tecnico – professore associato di Progettazione architettonica urbana presso il Dipartimento di Architettura di Roma Tre – è sicuramente il più attendibile dentro la Giunta Raggi a parlare del dossier Tor di Valle. Mai si era sbilanciato prima. Oggi conferma: «Se tutto fila liscio, confermo che entro l’anno potremmo anche vedere la posa della prima pietra».

Assessore, partiamo dal piatto del giorno: la relazione finale del Politecnico di Torino. Testo che dovrebbe arrivare il 31 gennaio.
«Quando arriverà ne riceverò una relazione che dovranno predisporre gli uffici che, con maggiori competenze di me, dovranno verificarne il contenuto, vedere che le risposte corrispondano alle domande. Quando questo avverrà, saremo pronti ad andare avanti».

Se il Politecnico di Torino, però, non dovesse avallare le scelte fatte dall’Amministrazione Raggi e, pur senza nominarlo, il Ponte di Traiano tornasse in gioco?
«Non è una decisione che potrei prendere da solo ma andrebbe presa di concerto con la Sindaca, gli altri Assessori e i Consiglieri. Io credo, però, che il sistema Ponte dei Congressi con il potenziamento della Roma-Lido siano sufficienti e che il Politecnico di Torino ci dirà che va tutto bene».

Assessore, nelle carte integrative spedite al Politecnico, c’è il “redigendo” Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) che, salvo una funivia distante tre km dallo Stadio, non prevede investimenti nel quadrante.
«Io credo che il PUMS integri una serie di azioni già previste e che quindi migliori la situazione. A quanto ci risulta, il sistema Ponte dei Congressi, via del Mare/Ostiense, tutta rifatta, e implementazione Roma-Lido siano sufficienti a garantire la mobilità. Io però faccio l’assessore all’Urbanistica, pur lavorando su questo a stretto contatto con la Mobilità».

Il premier Conte e il ministro delle Infrastrutture, Toninelli hanno rilanciato in modo molto forte la possibilità che sia lo Stato a finanziare il Ponte di Traiano qualora ritenuto asse strategico. Va annotato poi un potenziale sviluppo urbanistico nel quadrante Tor di Valle-Magliana. Questo non rende il Ponte di Traiano un’opera strategica a prescindere dallo Stadio?
«Queste considerazioni impongono una riflessione sulla strategia e la visione futura della città. Al di là del Tevere insistono programmi di sviluppo urbanistico nati in un’epoca diversa, antecedente la crisi del 2008. Dobbiamo decidere se l’asse verso Fiumicino è quello portante nello sviluppo cittadino, piuttosto che quello della Stazione Tiburtina dove si attesta l’alta velocità, i pullman da Cracovia o da L’Aquila, i treni regionali. Per noi il Polo Tiburtino è irrinunciabile. Quello per Fiumicino è un asse in attesa da anni e quindi un confronto va avviato con tutti quelli che detengono diritti edificatori: gli investitori sono ancora disponibili sull’asse Fiumicino?».

Assessore, i suoi uffici, pero, ci dicono che proprio lo Stadio ha rimesso in moto progetti fermi da un decennio…
«A questo ragionamento manca un pezzo: i debiti contratti con le banche nel passato. Mentre in tutta Europa chiudono i grandi centri commerciali, ci servono nuove cubature lungo l’autostrada? Io ho trovato disponibilità per la discussione: gli imprenditori chiedono tempi e politiche certe».

E se gli imprenditori non accettassero una ridefinizione delle aree? Il Ponte di Traiano serve o no?
«Quando avremo il quadro più chiaro potremo decidere se il Ponte è un’infrastruttura che serve ai cittadini, alle comunità territoriali o a chi fa investimenti».

A che punto sono le trattative per variante e convenzione urbanistica? E la tempistica? «Abbiamo continuato a lavorare, anche in contraddittorio con i nostri interlocutori, ai testi di variante e convenzione urbanistica, quest’ultima particolarmente complessa perché mette insieme Enti diversi – Comune, Regione per la Roma-Lido e Città Metropolitana per la via del Mare/Ostiense. Dopo il voto in Consiglio comunale, c’è da fare l’adeguamento delle carte progettuali delle opere di interesse pubblico che vanno a gara europea da fare prima della firma della Convenzione. Tutto poi andrà in Regione la cui determina, che non dipende dal Comune, costituisce il titolo edilizio. Quindi, gare europee per le opere pubbliche e, se tutto fila liscio, entro l’anno possiamo avere la prima pietra. Tempistica che non può tener conto degli eventuali ricorsi sulle gare europee».

Fonte: Il Tempo 

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