(M. Ferretti) – Dice: ma hai visto chi è il portiere del Porto? Al tuo minimo accenno di esitazione, perché non puoi conoscere tutto il calcio internazionale, scatta la risposta un po’ scocciata: Iker Casillas. Ma non aveva smesso?, ti viene da pensare. Come se quando uno va via dal Real Madrid; anzi, viene mandato via dal Real Madrid non sia più un calciatore. Casillas, in realtà, è vivo e lotta dall’estate del 2015 con i Dragoes. Solo che se molli la Casa Blanca sembra, chissà perché, che tu abbia appeso i guanti al chiodo. Nulla di tutto questo, e stasera Iker sarà in campo all’Olimpico contro la Roma lasciando per novanta minuti nello spogliatoio i 23 trofei cuciti sul petto. E, per parecchi versi, la presenza di Casillas, 38 anni a maggio, rappresenta uno spettacolo nello spettacolo della notte di Champions. Va in porta la Storia, in parole poverissime. Nel suo palmares una Coppa del Mondo e due Coppe d’Europa con la Spagna, per dirne un paio. Lasciando da parte le tre Champions vinte con il Real e i sei scudetti conquistati con le merengues e il Porto. Il resto della gioielleria, se vi interessa, ve lo lasciamo come mancia.
IERI E OGGI – Sarà la decima volta contro i giallorossi, stasera. La prima con la casacca del Real porta la data della terribile notte dell’11 settembre del 2001; l’ultima con i colori del Porto quella del 23 agosto del 2016. In entrambi i casi, due vittorie. Cinque in totale. Più un pareggio e tre sconfitte, che diventano tre successi indimenticabili per il tifoso della Roma, con Casillas costretto due volte a uscire dal campo a testa bassa direttamente al Santiago Bernabeu.
Andando a rileggere il tabellino di quella prima volta all’Olimpico con il Real Madrid contro la Roma, 17 anni, 5 mesi fa e 1 giorno fa (1-2, gol della bandiera di Totti), si fa in fretta a notare che in campo 6363 giorni dopo c’è rimasto solo lui. Non ce n’è un altro che faccia ancora il calciatore: chi è diventato allenatore, chi si gode i soldi, chi si è perso per strada. Lui no, sta ancora lì. A difendere se stesso e la sua storia oltre che il Porto.
È in scadenza di contratto, Iker, e il suo futuro non ha ancora preso una precisa direzione. Tempo fa ha dichiarato che se il Real lo richiamasse non esiterebbe un attimo a tornare a casa, dimenticando al volo quello che c’è stato al momento dell’addio. Troppo grande, del resto, l’amore per quella maglia per cancellare passato, cattiverie e bei ricordi. Ma non per questo un campione, un campione vero, non riesce a essere professionista anche con un maglia non tatuata sulla pelle. Questione di classe.