(A. Austini) – Se non è finita, poco ci manca. La botta del derby è stata tremenda e la Roma ha deciso di esonerare Eusebio Di Francesco in caso di una nuova debacle mercoledì in Champions negli ottavi di ritorno in casa del Porto. E per debacle non si intende solo il risultato ma anche la prestazione. Paulo Sousa, Panucci e Donadoni: sono loro, a quanto pare, i tecnici in corsa per la successione. Da tre partite la squadra è di nuovo inguardabile. E se le vittorie con Bologna e Frosinone hanno nascosto la polvere sotto il tappeto, il crollo di sabato sera fa tornare tutti i nodi al pettine. Basta, così non si può andare avanti, i segnali sono ormai definitivi e per l’ennesima volta la Roma si è dissolta contro un avversario inferiore. Lo ha fatto praticamente una volta al mese da inizio stagione. Bologna, Spal, Udinese, Cagliari, Fiorentina in Coppa Italia e Lazio sono le tappe più vergognose di una via crucis insopportabile, che sta compromettendo l’accesso alla prossima Champions League, vitale per l’equilibrio finanziario del club. Siccome la corsa al quarto posto, incredibile ma vero, non è affatto compromessa, i dirigenti hanno l’obbligo di provarle tutte prima di arrendersi. Compreso un esonero che a marzo avrebbe poco senso. Pallotta lo auspicava già a ottobre, facendosi consigliare Paulo Sousa da Baldini, ma Monchi sin da quel momento ha fatto da scudo a Di Francesco e preteso la sua conferma, perché poco convinto dalle alternative. Ora anche lo spagnolo sembra arreso a un’evidenza che fa male e lo chiama in causa: lo spagnolo si sente il primo responsabile di una stagione troppo deludente e da mesi ragiona sull’addio. Secondo molti ha deciso di salutare e ricongiungersi con Emery all’Arsenal a giugno, la Roma aspetta gli eventi definitivi e ragiona sulla promozione di Massara. Ma questa è un’altra storia. La dirigenza riunita al completo sabato notte dentro l’’Olimpico dopo il derby ha — aperto ufficialmente lo stato di crisi. Non bastasse la prestazione scadente e la sconfitta netta, dopo la gara sono volate parole grosse nello spogliatoio, tra urla di Di Francesco, repliche dei giocatori e accuse fra compagni. Scene già viste durante una stagione piena di nervosismo. Monchi, Baldissoni, Fienga e Totti, dopo quasi due ore di dialogo, si sono ridati appuntamento a Trigoria ieri mattina, senza ordinare il ritiro, rinviando qualsiasi decisione a dopo il Porto e tenendosi collegati costantemente con Pallotta.
Che a sua volta aspetta sempre i consigli di Baldini, tra l’imbarazzo generale degli altri. Di Francesco si è confrontato con Monchi & Co. in mattinata, è apparso stanco e provato, ma non molla. Poi è toccato a lui da solo parlare di nuovo con i giocatori a margine dell’allenamento, chiedendo l’ennesima
svolta. Solo una prestazione positiva con qualificazione al Do Dragao eviterebbe l’esonero. Paulo Sousa intanto si propone in ogni modo, qualcuno annuncia il suo arrivo a Roma domani, altri lo danno per sicuro presente allo stadio in Portogallo. Sousa avrebbe dato un ultimatum: «O mi ingaggiate entro mercoledì o vado a parlare col Bordeaux». Panucci, invece, ha fatto sapere che mollerebbe di corsa la guida dell’Albania per allenare la Roma. Accetterebbe un contratto di quattro mesi con opzione o promesa di un altro incarico per la
prossima stagione e questo lo avvantaggia nella corsa, visto che a giugno la Roma avrebbe facoltà di scegliere soluzioni di profilo più alto: il sogno è Sarri. Donadoni è un’idea presa
in considerazione qualche tempo fa – insieme a Mihajlovic ora a Bologna – e può tornare di moda. Blanc sembra convincere di meno ma è ancora libero. Questo offre il mercato.
Fonte: Il Tempo