Tra i protagonisti inattesi di un derby c’è anche Julio Sergio, che alla Roma rivestì il ruolo di terzo portiere prima di diventare alternativa e quindi titolare della porta giallorossa. Oggi allena al Linense: “Sono stato fortunato quando ero giocatore ho lavorato con tanti allenatori bravi: Ranieri, Spalletti, qui in Brasile Luxemburgo. Ho deciso di prendere il meglio da ognuno. A me piace giocare con il 4-4-2 perché è più equilibrato e ogni tanto utilizzo il 3-4-3”.
Sul derby e sui portieri di domani: “Vedrò sicuramente la partita e tiferò per la Roma ovviamente. Olsen e Strakosha sono grandi portieri, lo svedese ha grande qualità tecnica. Il primo anno è difficile non è facile arrivare a Roma ed essere subito all’altezza. Il portiere deve parare, se sei alto come Courtois e sai parare come lui meglio, se invece hai le caratteristiche di Casillas allora devi essere perfetto tra i pali. Oggi si deve giocare tanto con i piedi. Poi è una questione di opportunità. Io non ero alto per questo dovevo essere molto reattivo”.
A Roma, oggi, il terzo portiere è di nuovo un brasiliano: “Fuzato? È diverso da Alisson che già in Brasile aveva fatto vedere cose buone, Fuzato deve fare la sua strada. Ha però l’opportunità di essere in un ambiente di grande competitività, mi auguro che il ragazzo possa avere la stessa possibilità che ho avuto io, esordire e non uscire più. Anche lui avrà le sue opportunità”.
Poi il ricordo va a quel rigore parato a Floccari: “Con Giorgio Pellizzari che era l’allenatore dei portieri, una persona strepitosa, parlavamo sempre di come i calciatori in partita potevano calciare i rigori e guardavamo i video per studiarli. Sapevo che se avesse tirato Floccari dovevo andare a destra, ho ritardato un po’ il tuffo e poi la palla è venuta sul mio ginocchio. Avevo studiato ma ho avuto tanta fortuna. Durante quel derby il clima nello spogliatoio era caldo, per noi era importante solo la vittoria, eravamo in alto in classifica, perdevamo uno a zero poi il mister ha deciso di fare i cambi ma non avevamo il tempo di pensare, è stata una grande carica per la squadra, poi Vucinic ha cambiato la partita”.
Quella stagione che vide la macchia solo sul finire: “Il mio più grande rimpianto in carriera è Roma-Sampdoria. L’unica cosa da cambierei è quel risultato, ma avrei potuto fare poco sui gol”.
Sulla Roma di quest’anno invece: “Può andare avanti in Champions League, in campionato mi auguro che possa arrivare tra le prime quattro. Non posso permettermi di dare consigli a Di Francesco, penso che lui debba avere continuità. In Brasile diciamo sempre una cosa: Ferguson nei primi anni al Manchester United non vinse niente, però poi ha fatto nascere una filosofia. La Roma è una squadra che cambia ogni estate, tanti escono e tanti arrivano, non è facile trovare la squadra giusta. Arrivano sempre tanti stranieri. Un conto è giocare nei campionati stranieri dove solo due squadre vincono, in Italia anche le piccole giocano. Di Francesco fa un lavoro di spogliatoio e gestione dell’ambiente perché lui conosce quest’ambiente, la continuità penso sia la cosa migliore”.
Infine, il pronostico sul derby: “Vince la Roma è una partita importante che potrebbe portare tranquillità a tutto l’ambiente. Guarderò la partita con ansia da tifoso. Non me lo aspettavo ma la vita da tifoso è ancora più difficile di quelle da calciatore, perché non puoi fare nulla se non guardare. È devastante dover rimanere fermo”.
Fonte: Gianlucadimarzio.com