L’attaccante della Roma, Justin Kluivert, ha rilasciato una lunga intervista al settimanale in edicola con la Rosea. Il giallorosso ha parlato del suo impatto con la Serie A, della sua esperienza con la nuova realtà e anche del peso dell’importante cognome che porta. Questo un estratto delle sue parole:
“La fiducia io la sento se mi riesce il primo dribbling ma è anche legata all’immagine di me che riesco a trasmettere ai compagni, di positività di brillantezza. In questo senso i miei modelli sono Cristiano Ronaldo e Neymar”.
Chi preferisci tra i due?
“Ronaldo. Mio padre è stato un idolo, ma CR7 rappresenta il mio modello di calciatore”.
Tuo padre ha detto che forse avresti fatto bene a restare all’Ajax un’altra stagione…
Non sono d’accordo e credo nemmeno che volesse lanciarmi un messaggio di questo tipo. Nel caso sarebbe la sua opinione e la rispetto. Ma resto convinto di aver fatto la scelta giusta e credo che una svolta positiva per me ci sia già stata da un mese a questa parte. Giocare a Roma è anche un modo per esplorare il mio potenziale di uomo e di calciatore e la mia libertà.
Pensavi sarebbe stato più facile adattarsi alla Serie A?
Mi sono confrontato con un calcio più tattico rispetto a quello cui ero abituato. Devo essere più esigente con me stesso perché so che posso tirare fuori molto di più. E devo imparare a togliermi qualche pressione da dosso.
Quanto incide sul tuo carattere il fatto di chiamarti Kluivert?
Zero. Per me è normale essere come sono, affrontare il calcio e la vita cercando di migliorami e di fare felici le persone che mi stanno intorno.
Cosa avresti fatto nella vita se non il calciatore?
Non ci ho mai pensato. Avrei continuato con la scuola probabilmente. Negli anni del liceo ho seguito pure un corso di cucina, che ho superato brillantemente.
Tu curi molto il tuo look?
Fuori dal campo scelgo un modo di vestire giovane, fresco. Quando vengo all’allenamento preferisco un outfit più comodo, sportivo; di sera mi piace indossare una giacca abbinandola a camicia e pantaloni giusti. Un abbigliamento non troppo formale, quasi sempre senza cravatta. In campo sento di essere elegante quando riesco ad esprimere il mio stile di gioco. Per riuscirci devo sentirmi comodo, a mio agio.
Vivi da solo?
Sì, ma ho sempre casa piena di gente. Seguo la tradizione di famiglia.
In campo hai paura?
Se scendi in campo avendo la paura addosso non riuscirai mai ad esprimerti al meglio. Altro discorso sentire il giusto livello di tensione, quella non deve mai mancare. Nella vita cosa mi fa paura? Il mostro sotto al letto.
Fonte: sportweek