(M. Allegri / C. Mozzetti) – La procura chiede l’archiviazione: non ci sono elementi per procedere e Daniele Frongia può tornare in Campidoglio da assessore allo Sport. Indagato per corruzione, nell’ambito dell’inchiesta sullo Stadio della Roma, uno dei più fedeli e fidati collaboratori della sindaca Virginia Raggi, aveva deciso di autosospendersi dal Movimento e rimettere la carica ricoperta fino a quando la sua posizione non si fosse chiarita. La notizia che lo vedeva indagato era arrivata a 24 ore dall’arresto del presidente d’Aula, Marcello De Vito, provocando un vero terremoto a Palazzo Senatorio. Ma le due vicende giudiziarie, per quanto entrambe legate all’affaire sullo Stadio di Tor di Valle, viaggiavano su binari diversi. E fin da subito, anche se in maniera inconsueta, i suoi legali, Emiliano Fasulo e Alessandro Mancori, avevano minimizzato: «Da informazioni assunte dalla Procura emerge che la posizione del nostro assistito sarà definita a breve con una richiesta di archiviazione». Che puntualmente è arrivata suscitando qualche perplessità sull’origine della soffiata che aveva tranquillizzato i difensori dell’assessore.
I RAPPORTI – Frongia era stato indagato dopo che il suo nome era emerso nel primo troncone dell’inchiesta Stadio al fianco del costruttore Luca Parnasi, già imputato per associazione a delinquere per il giro di mazzette legato alla realizzazione del nuovo impianto sportivo. Nello specifico, Frongia avrebbe suggerito il nome di una sua conoscente una donna di 30 anni al costruttore che cercava una persona da assumente in una delle sue società: la Ampersand. La cosa non andò in porto perché Parnasi venne arrestato. Fu lo stesso costruttore, durante un interrogatorio dello scorso settembre a confermare la circostanza al procuratore aggiunto Paolo Ielo e alle pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli specificando che il politico non aveva mai avanzato richieste, né aveva fatto pressioni.
«MAI CHIESTO FAVORI» – «Ringrazio la Procura per aver chiarito la mia posizione e richiesto l’archiviazione nella vicenda che mi vede coinvolto», ha scritto Daniele Frongia in un lungo post su Facebook. «Ribadisco quanto detto anche in passato: non ho mai tenuto comportamenti illegali né scorretti. Non ho mai chiesto, fatto o ricevuto favori». In chiusura l’assessore ha voluto ringraziare la sindaca e il Movimento (Luigi di Maio compreso) «per avermi sostenuto in questi giorni». E a distanza di qualche ora è arrivato anche il commento della sindaca Raggi, in missione a Doha (Qatar) con l’obiettivo di sviluppare collaborazioni, in ambito economico e culturale, con la Capitale. «È una buona notizia, sono certa che Daniele Frongia continuerà a svolgere con rinnovato impegno la sua attività di assessore». Non è ancora certo il giorno esatto in cui, a questo punto, Frongia tornerà a salire la Cordonata del Campidoglio.
IL CLIMA NELLA MAGGIORANZA – Tuttavia, non appena è stata resa nota la notizia dell’archiviazione, gli animi nella maggioranza non erano oltremodo festosi. «Ci sono altre problematiche da affrontare ribadiva più di un consigliere questioni da risolvere; quello di Daniele era un esito che tutti noi ci aspettavamo». «Dobbiamo invece risolvere la questione della Metro A (con 3 stazioni centralissime chiuse per guasto ndr), i rifiuti (solo domenica ha preso fuoco una parte del tmb di Rocca Cencia) convenivano due consiglieri di maggioranza oltre ovviamente alla vicenda di Marcello De Vito», tuttora richiuso nel carcere di Regina Coeli con l’accusa di corruzione. Per la procura, De Vito avrebbe ricevuto tangenti mascherate da consulenze, insieme al suo procuratore ed ex collega di studio, l’avvocato Camillo Mezzacapo, promettendo più o meno velatamente di interessarsi alle richieste dei privati e garantendo appoggi in virtù della posizione ricoperta all’interno della squadra di governo capitolino. Nel primo interrogatorio di garanzia davanti al gip si è avvalso della facoltà di non rispondere.