(M. Pinci) – La reazione istintiva del presidente consuma, tra Boston e Siviglia, l’ultimo atto del dramma. Benvenuti a Roma, dove si può litigare furiosamente nello spogliatoio dello stadio Mazza a Ferrara e pure via etere: Monchi, l’ex ds, appena tornato al Siviglia ha accusato: «Con la Roma è finita perché io volevo andare a destra e Pallotta a sinistra». La goccia che ha fatto tracimare un vaso saturo da mesi: «Cosa avrebbe voluto fare Monchi di differente?», la replica di Pallotta. «Gli abbiamo dato il pieno controllo e ora siamo alle prese con più infortuni di quanti ne avessimo mai avuti e rischiamo di non riuscire a finire tra le prime tre per la prima volta dal 2014. A novembre l’allenatore faticava, gli ho chiesto quale fosse il suo piano B e mi spiegò che il piano B era continuare con il piano A». Così entrò in scena Franco Baldini, consulente del presidente, proponendo – lui sì – alternative: Sousa e Montella. L’origine della crisi tra la Roma e il ds spagnolo è nata lì. Chiusa dalla scelta di cacciare Di Francesco dopo Oporto. Oggi a Trigoria è inevitabile contare i danni: la Roma ha speso tanto sotto la gestione Monchi, con costi per 240 milioni tra stipendi e ammortamenti. Senza che questi producessero pari risorse (giocatori con cui fare plusvalenza) per colmarli. Altro tema, la gestione infortuni: quelli muscolari sono già 40, ma Monchi aveva scelto di non spiegare: hanno pagato medico e capo fisioterapista, “esonerati” insieme all’allenatore. Pallotta spedirà in Italia un suo uomo, Ed Lippie, che impose già anni fa, per controllare la situazione infortuni e ottenere un report. Poi si penserà al futuro: il club ha scelto, vuole Maurizio Sarri. Ma stavolta, con Gasperini, ha già un piano B.
Fonte: la repubblica