(P. Torri) – A noi, con tutto il rispetto, di Monchi (che già da un po’, peraltro, aveva maturato l’idea di un addio anticipato forse anche perché avvertiva l’ombra di qualcuno) interessa il giusto, quello che ci preme è la Roma. Che, ora, deve fare i conti con l’azzeramento di un progetto, pur se impreziosito da una semifinale di Champions che forse ci ha fregato un po’ a tutti. La situazione era diventata (da un po’) senza ritorno. Si doveva fare qualcosa. Per l’oggi e, soprattutto, il domani. L’oggi sono dodici partite fondamentali con Ranieri sul ponte di comando, obiettivo (tosto) di poter tornare ad ascoltare la musichetta Champions. Per il domani c’è la necessità di prendere atto degli errori commessi, metabolizzare, avere un progetto chiaro in testa, a partire dal prossimo allenatore, dare maggiore fiducia e ascolto ai dirigenti che sono a Trigoria (almeno quelli rimasti), senza che nessuno, pur non volendo, continui a far sentire la sua ombra. Perché da queste parti l’unica ombra accettabile è quella del Colosseo.
Fonte: il romanista