(M. Ferretti) – Neppure nei peggiori incubi,uno avrebbe immaginato di fare i conti con lo scempio che la Roma partita dopo partita sta regalando alla sua gente. L’effetto Ranieri, chiamato al capezzale di una squadra più marcia che malata, è già svanito. Anche se resta da stabilire, innanzi tutto, se ci sia stato realmente un effetto Ranieri. E qui abbiamo seri dubbi. La Roma, oggi come ieri, continua a non essere una squadra. È un qualcosa di indefinito, di terribile per gli occhi e per il cuore. Più che di una rivoluzione, nei prossimi mesi ci sarà bisogno di una rifondazione.A tutti i livelli. In campo e fuori. Il tempo delle chiacchiere e delle balle è scaduto da mesi. Servono uomini veri e competenti, e fatti concreti. Francesco Totti, non un nome a caso, si è stancato di stare con le mani in mano. Si è stufato,dando un’occhiata avvelenata ai risultati, di fare più il gagliardetto che il dirigente della Roma. E ieri l’ha detto in tv senza mezze misure. Fornendo all’interlocutore, forse per la prima volta in maniera netta, l’impressione di trovarsi di fronte un dirigente del club e non più il suo (ex)Capitano. Ha ricordato, Francesco, di aver suggerito il nome di Claudio Ranieri (chi altri sarebbe venuto per tre mesi, sennò?) per il post Di Francesco, ha accennato con cognizione di ruolo al futuro di De Rossi («Se se la sente di continuare ci metteremo intorno a un tavolo e decideremo») e di Zaniolo («Affronteremo la questione del rinnovo e decideremo insieme la cosa migliore»), ha rivendicato, in punta di lingua, un ruolo più decisivo all’interno della Roma. «Ne ho già parlato con chi di dovere», ha spiegato, «ma adesso non voglio andare oltre. Di certo, se ci saranno novità io cambierò…». Il che, tradotto, vuol dire: addio Totti gagliardetto, spazio a Totti dirigente al cento per cento.
IL FUTURO – Già, ma con quali mansioni? Francesco è stanco (o seccato) di dover fare i conti con suggerimenti (tecnici) che arrivano da lontano e che planano su Trigoria dopo esser passati per Boston. Lui al Bernardini ci sta tutti i giorni, non fa la spola tra Londra e Città del Capo e, quindi, sa tutto di tutti. Non ha più intenzione di dover accettare scelte e decisioni che passano ad alta quota sulla sua testa. Ecco perché rivendica una mansione più operativa nella gestione sportiva della Roma. L’etichetta mettetela voi: non conta. Conta, se mai, un ruolo di responsabilità che gli consenta di stare accanto, anzi attaccato alla squadra. Con il compito/potere di alzare la voce, di non perdonare nulla a nessuno. Di far rispettare la Roma e la sua Storia, oggi maltrattata da troppi piccoli uomini. E poi peggio di quanto stanno facendo ora, Totti non potrà mai farlo.
Fonte: Il Messaggero