È un po’ il «Guerra e pace» delle dichiarazioni presidenziali. Gli esegeti hanno contato 17.181 battute che – nel proprio genere – avrebbe trovato l’approvazione anche di Lev Tolstoj. Insomma, è passato un po’ di tempo, ma James Pallotta si è ripreso la scena, vergando una lettera fiume in cui ripercorre le tappe salienti del suo impegno e soprattutto dell’ultima, malinconica stagione. Una lettera a cuore aperto i cui destinatari sono i tifosi della Roma, per i quali il messaggio è chiaro: vuole ricostruire per vincere. (…) “Che mi crediate o meno – esordisce – non penso ci sia stato nessuno, in società, più deluso, più depresso e più arrabbiato di me per come sono andate le cose alla Roma negli ultimi 18 mesi.Mi dispiace per gli errori che abbiamo commesso, uno di questi si è rivelato molto grave a livello sportivo. È stato probabilmente uno dei più grandi errori che abbia mai commesso nella mia intera carriera e alla fine sono io che me ne devo assumere la responsabilità”(…) Si capisce come la contestazione lo abbia ferito. «È stancante ma lo accetto, Quello che non posso accettare sono le centinaia di persone che hanno insultato le mie sorelle definendole troie, puttane e maiali». Inqualificabile. Meglio parlare di calcio e dell’onore delle armi concesso a De Rossi e Di Francesco, anche se Pallotta non smentisce tutta la ricostruzione di «Repubblica» di due giorni fa. «Daniele per 18 anni è stato un guerriero per la Roma. Vogliamo che faccia parte del club per sempre e speriamo che questo succeda. L’ho invitato a passare del tempo con me alla fine delle sue vacanze. Lui e Di Francesco? Daniele mi ha chiesto di continuare con lui fino a fine stagione. Il mio errore è stato questo: a dicembre avrei voluto operare dei cambiamenti, ma sono stato convinto a non farlo. Quell’indecisione, forse, ci è costata un posto in Champions» (…) «Non sono venuto a Roma nell’ultimo anno, ma è stato un grave errore, la prossima stagione ci sarò. Ci sono alcune persone che sono insoddisfatte perché non potranno mai manipolarmi, minacciarmi o attaccarmi al punto da farmi vendere il club. Vogliamo costruire qualcosa di grande qui. Sfortunatamente per loro non andrò da nessuna parte. A me interessa solo costruire una Roma grande e vincente: niente e nessuno mi impedirà di perseguire questo obiettivo».
Fonte: gazzetta dello sport