Con la cessione di Manolas dopo il defenestramento di De Rossi e con le trattative per il passaggio di Dzeko all’Inter ben avviate, la Roma si libera in un sol colpo dei tre giocatori che hanno reso possibile la straordinaria rimonta contro il Barcellona dello scorso anno. Quasi una vendetta postuma per aver costretto la società a calare le carte su un ridimensionamento già pianificato e non vanificato dai 100 e passa milioni incassati dalla Champions League 2017-2018 e dall’uscita dal settlement agreement dell’Uefa.
Da Fonseca nessuna notizia. Mentre Conte a Milano opera da plenipotenziario della sfera sportiva, mentre Sarri e Ancelotti a Torino e Napoli chiedono e dispongono, il portoghese sciorina la solita solfa su idee e filosofie personali, senza dimenticare l’immancabile spot sulle nuove strutture di Trigoria, in buona compagnia con i suoi predecessori. Sui top player venduti non batte ciglio, ingoia la pillola e via, inserendosi nella lunga serie di Yes Men che dal 2011 a oggi hanno seduto sulla nostra panchina. L’inizio non è il massimo, tutt’altro che il “coraggio” del quale vorrebbe fosse ammantata la sua squadra.
Col silenzio assenso del suo allenatore, Manolas passa al Napoli, che il greco ha voluto fortemente. E’ un fatto a suo modo storico che nella percezione di un giocatore la piazza partenopea sia superiore a quella capitolina, dovremmo tornare ai tempi di Maradona per trovare un simile precedente. Anche perché in termini d’ingaggio il roccioso difensore andrà a prendere poco più di quanto percepisse in giallorosso. In cambio alla corte di Fonseca arriva Amadou Diawara, 43 presenze in 3 anni di Napoli, coppe comprese: la media fatela voi. La valutazione? 18 milioni più bonus, un bel favore a De Laurentiis, che si libera di una riserva incassando un’ottima plusvalenza. Com’era già avvenuto con Juan Jesus prima e con Zaniolo e Santon poi, ipervalutati nello scambio con Nainggolan. Ma a Trigoria sembrano non curarsi di apparire come la società satellite per eccellenza, la dispensa da cui poter attingere quando c’è un ruolo da coprire o un bilancio da sistemare. I numeri prima di tutto, signori. Così anche il maxi-scambio Zaniolo e Luca Pellegrini alla Juve per Higuain, Perin e Spinazzola sembra un’ipotesi non tanto lontana dalla realtà. Affari del genere i bianconeri li facevano sul finire degli anni 90 con l’Atalanta, a quei tempi poco più di un’affiliata.
Il tutto avviene mentre va in scena il balletto sul ritiro di Pinzolo, che la Roma “buca” a due giorni dalla partenza programmata. Sullo sfondo la decisione del Tas che patteggiando col Milan l’esclusione dall’Europa League consentirebbe ai giallorossi di evitarsi i preliminari di fine luglio. Dalla Svizzera non arrivano notizie sulla natura della decisione che adotterà l’organo di giustizia sportiva, ma è evidente che in via Tolstoj qualche spiffero in tal senso debba essere arrivato. A livello d’immagine è l’ennesima caduta di stile, foriera fra l’altro di ripercussioni economiche: sicura la penale, non da escludere un’azione legale da parte di Comune ed ente turistico trentino. Senza dimenticare la delusione di quei tifosi che per amore (solo per amore) avevano rinunciato a mete più estive per vedere da vicino i propri beniamini ritrovandosi, invece, con un pugno di mosche in mano. Nello stesso giorno in cui salutano Manolas. Saranno diventati clienti ma quasi mai (per la Roma americana) hanno ragione.
LLM