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Stadio: ferrovia, strade e fondi in anticipo. I punti di rottura con la Roma

(L. DE CICCO) – L’ultima delibera sul “pubblico interesse” dello stadio a Tor di Valle, quella maldigerita ma alla fine votata dal Consiglio comunale a trazione M5S, lo diceva chiaramente, a marzo 2017: «Il proponente dovrà assicurare la contestualità della realizzazione delle opere pubbliche riguardanti l’impianto sportivo, per assicurarne la funzionalità già al momento della prima utilizzazione». Ora però, al tavolo delle trattative per scrivere la convenzione urbanistica col Comune, i privati stanno provando a cambiare le carte. E a rendere questi paletti molto più malleabili. In sostanza, meno vincolanti. Tutt’altro. Il Dipartimento Urbanistica, però ha bloccato tutto. E già ad aprile ha mandato una mail alla controparte per far capire che o si rispetta alla lettera la delibera iniziale, poi avvalorata dalla conferenza dei servizi della Regione, oppure il progetto finisce su un binario morto. «Margini per accordi al ribasso non ce ne sono», è la linea del Campidoglio.

IL FLOP ROMA-LIDO – La distanza tra gli emissari di Pallotta e il Comune si è fatta più marcata su tre punti in particolare. Il primo: i 45 milioni per la mobilità pubblica a carico dei privati. «Li versino in un’unica tranche», chiede il Campidoglio. È l’unico modo per provare a rendere verosimile il potenziamento della malandata ferrovia Roma-Lido, la peggiore tratta d’Italia secondo la classifica di Pendolaria. La Regione ha stanziato 180 milioni, ma per tutta la linea, non solo per Tor di Valle. I privati ne dovrebbero mettere altri 45 per la zona dello stadio. «Tutti e subito», esige il Comune. Anche perché già così, a detta di diversi esperti, sarebbe difficile centrare l’obiettivo prefissato nella delibera. E cioè «l’aumento della frequenza del trasporto sull’intera tratta fino a 16 treni l’ora». Un treno ogni 3 minuti e mezzo o quasi. Un “cronometro” da metropolitana, che a oggi sembra impossibile per una ferrovia malconcia come la Lido. Per questo i privati – forse sfiduciati dall’impatto reale del loro stesso investimento – vorrebbero slegarsi dall’automatismo: potenziamento dei trasporti-stadio. E non vorrebbero vincoli. Altro punto su cui non c’è accordo: la demolizione e ricostruzione delle tribune dello storico ippodromo di Tor di Valle, che dovrebbe lasciar posto allo stadio. Ma si litiga sopratutto sui costi dell’unificazione dell’Ostiense-via del Mare, di fatto l’unica grande infrastruttura rimasta a carico dei proponenti per avere in cambio cubature record, largamente oltre i limiti del Piano regolatore. Per l’unificazione, si è scoperto, tocca buttar giù alcuni edifici che separano le corsie. Troppo costoso, per i privati. Anche su questo i tecnici del Campidoglio non hanno ceduto. La tensione è palpabile. In un vertice recente, un delegato dei proponenti avrebbe replicato con una battuta: «C’è traffico? Ci sono sempre le barche sul fiume…». Ma in Comune non si scherza. Dello stadio si riparlerà oggi, in un vertice a cui dovrebbe partecipare anche il vicepresidente della Roma, Mauro Baldissoni.

Fonte: Il Messaggero

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