(F. Biafora) – James Pallotta non ha nessuna intenzione di vendere la Roma. Il presidente giallorosso, descritto come più carico che mai dai suoi collaboratori più stretti, lo ha ribadito per l’ennesima volta con un comunicato apparso sul sito ufficiale del club e in via informale a chi gli domandava se fosse arrivato il momento di un disimpegno dopo le pesanti parole pronunciate da Totti in conferenza stampa.
L’imprenditore di Boston, a quasi otto anni di distanza dal closing con Unicredit del 18 agosto del 2011, ha smentito in molteplici occasioni qualsiasi trattativa perla cessione del club a fondi legati all’emiro del Qatar e ora guarda con fiducia alla prossima stagione, ben consapevole de gli errori commessi negli ultimi anni, da non ripetere più in futuro. La prima mossa per cercare di risollevare la squadra ed un ambiente con il morale ai minimi termini è stata la scelta di Fonseca, reduce dall’esperienza allo Shakhtar, nella quale ha portato a casa sette trofei in tre anni.
Nel faccia a faccia di Londra il tecnico portoghese ha conquistato Pallotta, pronto ad accontentarlo sul mercato grazie ad acquisti mirati effettuati in sintonia con Petrachi. Il direttore sportivo entrerà ufficialmente in carica dal 1° luglio, ma entro quella data avrà già dovuto risolvere l’arduo compito di reperire le plusvalenze necessarie per chiudere il bilancio nei limiti imposti dal Fair Play Finanziario. Nelle dichiarazioni di ieri Totti ha parlato di 50-60 milioni da reperire, cifra che dovrebbe essere raggiunta con le cessioni di Dzeko, Manolas e Ponce. L’attaccante argentino ha già trovato l’accordo con lo Spartak Mosca ed è pronto a salutare a titolo definitivo i colori giallorossi per poco meno di 8 milioni di euro. Non si registrano passi avanti per il trasferimento del centravanti bosniaco all’Inter, la cui offerta è ben distante dalla richiesta di Petrachi: il ds ha fatto chiaramente capire al collega Ausilio che i 10 milioni messi sul piatto non basteranno per arrivare alla fumata bianca. Ancora tutto da decidere il destino di Manolas, la cui mancata partenza (è corteggiato dal Napoli e seguito dal Milan) potrebbe essere colmata dall’addio di Florenzi, che ha un valore residuo a bilancio di appena 1,8 milioni di euro e rappresenterebbe una grossa plusvalenza.
Ultimo ma più importante tassello da sistemare è quel lo sullo Stadio della Roma, il cui iter per la costruzione è iniziato nel lontano 2012, prima con il conferimento a Cushman & Wakefield del mandato per l’individuazione dell’area dove costruire l’impianto e poi con la firma ad Orlando con il costruttore Parnasi per l’accordo su Tor di Valle. Domani andrà in scena il 109° incontro trai tecnici dei proponenti e quelli del Comune di Roma per trovare una quadra sulla Convenzione Urbanistica, ovvero il contratto che regola il rapporto tra Campidoglio e proponenti. L’intenzione della giunta Raggi è quella di portare a casa la realizzazione del progetto, senza arrivare ad una rottura nelle trattative, guidate in casa Roma da Baldissoni. A viale Tolstoj, dopo i quasi 90 milioni di euro spesi fino ad oggi – che si aggiungono agli oltre 200 investiti dalla proprietà tra acquisto e aumenti di capitale effettuati – per la futura casa dei romanisti c’è ottimismo, soprattutto dopo l’ultima riunione, nella quale sono stati compiuti alcuni passi in avanti. È da qui che si ripartirà domani, con la speranza di arrivare ad un accordo. «Non vedo l’ora che abbia inizio un nuovo futuro», ha detto Pallotta qualche giorno fa.