(F. MAGLIARO) – Si riparte per l’ennesimo giro di giostra sulla vicenda Stadio della Roma di Tor di Valle. Trascorso agosto con le sue ferie che hanno svuotato il Campidoglio fermando del tutto l’attività amministrativa, il programma dei lavori prevede, nei prossimi giorni. due riunioni interne, una a Comune e Acea e l’altra Comune con Città Metropolitana, cui poi dovrebbe pure una nuova seduta plenaria: Roma, Eurnova e tutti gli Enti coinvolti. L’obiettivo è sempre lo stesso: Chiudere. Il dossier, esaurita la valenza più strettamente urbanistica, è planato sul tavolo del vicedirettore del Comune, l’ingegner Roberto Botta, a cui il cui il sindaco Virginia Raggi ha affidato il compito di accorciare i tempi. Dalla Roma c’è una sorta di fiduciosa attesa: l’idea è che la sentenza della Cassazione su De Vito e la lettera della Regione sulla questione opere pubbliche, possano contribuire a far riprendere speditamente l’iter.
La lettera ha (o dovrebbe aver) disinnescato il problema della contestualità, cioè il legame fra l’apertura dello Stadio e il completamento delle opere pubbliche di mobilità. La Regione ha ribadito che le opere previste nel progetto o in esso inserite come prescrizioni vanno fatte tutte prima dell’apertura dell’impianto cosa che la Roma non si è mai sognata di mettere in discussione. Contemporaneamente, però, la Regione ha anche chiarito che Tor di Valle non potrà rimanere bloccato a causa di altri lavori sulla mobilità non legati allo Stadio: ovvero, per sintetizzare, se la stazione Tor di Valle non è finita lo Stadio non apre. Ma non può rimanere chiuso se manca Acilia Sud. E se sarà necessario un intervento tampone per il trasporto, questo sarà di competenza di Palazzo Senatorio. La Cassazione, poi, ha fatto a pezzi il lavoro della Procura, del Gip e del Riesame contro De Vito, finendo anche per incensare ancora più forte l’iter seguito.
Le frasi scritte dalla Suprema Corte («enunciati contraddittori», «Operazione interpretativa addomesticata», «apprezzabile iter procedurale», «assenza di qualsivoglia indice probatorio») potrebbero essere utili a far rientrare qualche mal di pancia fra le fila grilline. Da ultimo, il cambio di Governo, nella versione rosso-gialla, potrebbe rappresentare un ulteriore elemento di impulso verso la soluzione in tempi rapidi. Buono il rapporto della Romacon il Pd di Zingaretti e buono quello con il Pd di Renzi, ci sarà da capire quale atteggiamento assumeranno i consiglieri Dem in Aula Giulio Cesare: una benevola astensione nel giorno della votazione su variante e convenzione farebbe rimanere alto il quorum e renderebbe superflui e quindi inoffensivi eventuali voti negativi a sorpresa dei malpancisti 5Stelle.
Fonte: Il Tempo