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Infortuni, arbitri e VAR: così si inceppa il progetto Fonseca

(K.Karimi) – Pazienza e lavoro. Due parole d’ordine che devono forzatamente diventare un mantra dalle parti di Trigoria. La Roma viene da dieci giorni non proprio esaltanti: il primo ko stagionale con l’Atalanta, una vittoria risicata a Lecce, il doppio pareggio contro avversari non così insuperabili come Wolfberger e Cagliari.

Per Paulo Fonseca però il cammino è appena cominciato, tra mille, diecimila difficoltà. Perché già l’ambiente romano resta uno dei più complessi nei quali lavorare su un progetto a lungo termine, per di più ci si mettono altri fattori che rallentano le intenzioni del tecnico portoghese. Ecco quali.

Gli infortuni

Tanti, troppi, numerosi. Infortuni muscolari, per colpa dei tanto criticati campi di Trigoria. Ma anche traumatici, che hanno colpito le ginocchia di Bianda, Zappacosta, Bouah e ora anche Diawara (solo menisco). Per Fonseca è praticamente impossibile lavorare e sviluppare un gioco concreto con calciatori che si fermano un giorno sì e l’altro pure. In estate ha lavorato con Under e Perotti tra i titolarissimi, ma entrambi si sono fermati all’alba del campionato. Così come successivamente Veretout, Pastore, Spinazzola, Mkhitaryan e Pellegrini. Ed ora ci si mette anche lo zigomo di Dzeko a rovinare i piani. Parlare di 4-2-3-1 o di 3-4-3 in queste condizioni è praticamente superflui.

Gli arbitri

Il vittimismo non è nei nostri piani. Ma dati alla mano la Roma non sembra la squadra più amata del campionato. Anzi: nelle gare con Genoa, Bologna, Lecce e soprattutto Cagliari i direttori di gara sono sembrati molto severi con il club giallorosso. Troppo scomode le parole di Pallotta? Le denunce sui piani anti-razzismo? Le consuete lotte ai piani alti? Non è dato saperlo, sarebbe troppo puntare sulla malafede. Ma di certo i tifosi romanisti accusano gli arbitri di usare due pesi e due misure quando c’è la Lupa di mezzo.

Il VAR

Un vero e proprio disastro in questo inizio di stagione, per la Roma e non solo. Il sistema di assistenza che nei primi due anni di vita ha funzionato discretamente, oggi sta facendo discutere per via dell’intromissione di regole ancora più ferree ma allo stesso tempo enigmatico. La Roma di Fonseca è forse la vittima prescelta delle indecisioni sull’asse arbitro di campo-sala review: a Bologna il signor Pairetto concede un rigore inesistente ai padroni di casa senza consultare il VAR, sorvolando su un paio di situazioni dubbie per la Roma. A Lecce c’è un mani clamoroso di Lucioni che il sig. Abisso non solo non punisce con il penalty, ma decide persino di non andarlo a rivedere al monitor. E poi il disastro di Roma-Cagliari, il sig. Massa che si consulta giustamente con gli assistenti per il mani di Mancini in area romanista ma poi dimentica regolamento e possibili aiuti sul gol (tutto da decifrare) di Kalinic, annullato senza alcun fischio preventivo.

Insomma, l’ira di Fonseca ieri all’Olimpico è in parte giustificata: troppe questioni esterne stanno minando il suo progetto tecnico e strategico. Speriamo che la pazienza e la perseveranza lo aiutino in futuro.

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