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Trigoria val bene un… Massa

Le sfuriate di Petrachi e Pallotta contro l’arbitro Massa dopo Roma – Cagliari rappresentano, a loro modo, una novità. Se non è la prima volta che subiamo torti arbitrali – e anche a voler definire tale il gol annullato a Kalinic non sarebbe nemmeno fra i più gravi – lo è sicuramente il fatto che, in 10 anni di gestione Usa, a farsi sentire siano dirigenti con poteri operativi. In passato l’incombenza era toccata a Garcia e Totti, quest’ultimo sia come calciatore che come dirigente senza ruolo, laddove, invece, la governance aveva tentato di minimizzare, in ossequio a quel fair play comunicativo così caro al nuovo corso.

Tanta, improvvisa, attenzione per una questione che ci perseguita almeno da 40 anni, per di più dopo un episodio non così lampante, merita un’attenta analisi, partendo da una domanda: è cambiata la linea o si tratta di saggio opportunismo? Al netto della forma – fra tutù, machismo e signorine – Petrachi interviene all’esito di una partita che la Roma aveva il dovere di vincere senza aspettarsi il bis di Bologna, con un gol realizzato allo scadere. Due punti in meno che, con l’Atalanta in volata, rischiano di minare seriamente la corsa all’obiettivo minimo (o massimo) del quarto posto, su cui si regge l’intero progetto sportivo del dirigente salentino. Un anno fa la Roma navigava grosso modo nelle stesse acque, 11 punti in 7 giornate contro i 12 di quest’anno. La differenza è nella classifica, quinti a un punto dal Napoli oggi, decimi nell’ottobre 2018. Anche sul fronte infortuni, poi, i numeri non discostano di tanto: 14 (9 muscolari e 5 traumatici) nella stagione corrente, 15 (14 muscolari e uno traumatico) in quella passata. L’infermeria piena contribuisce a rallentare il processo di crescita della squadra nel gioco, che sembra essersi fermata con i due exploit con il Sassuolo e con l’Instabul in Europa League.

Infortuni, scarsi risultati e gioco sprazzi, gli stessi punti sui cui, di questi tempi, iniziava il tiro al piccione Di Francesco nei circuiti radiofonici e giornalistici più vicini alle stanze di via Tolstoj. Stesso trattamento non viene riservato a Fonseca, che si regge ancora sull’effetto novità e sulla necessità di salvaguardare l’intero progetto tecnico costruito attorno a lui. Così si spiegano le voci di uno spogliatoio ammaliato dal portoghese messe in giro da parte della stampa e le domande ad hoc ai calciatori (e cosa dovrebbero risponderti…) per sottolinearne conoscenze tattiche e capacità di persuasione in fase di calciomercato (le famose telefonate su cui lo stesso mister ha ironizzato dicendo di avere “una voce sensuale”).

Viene, allora, da chiedersi se questa improvvisa attenzione per dinamiche arbitrali non sia solo un modo per sviare l’attenzione da dati incontrovertibili che certificano, di per sé, già un fallimento, non solo della direzione sportiva, ma anche delle purghe estive che hanno portato all’azzeramento dello staff medico e fisioterapico; rivoluzione che non ha risparmiato nemmeno Totti e De Rossi. Trigoria val bene una messa, figuriamoci un Massa.

Luca La Mantia 

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