(A. AUSTINI) – Tre anni di contratto. Un programma a lungo termine per costruire nel tempo una Roma competitiva ai massimi livelli, senza la pressione di dover vincere subito. Antonio Conte ha ascoltato, ci ha pensato, a per qualche giorno è stato anche tentato, ma alla fine ha ceduto al suo istinto: «Un giorno verrò, ma adesso non ci sono le condizioni». E durato lo spazio di qualche settimana il possibile matrimonio tra il tecnico salentino e i giallorossi, una trattativa che ha acceso i sogni romanisti a inizio estate, salvo poi provocare un brusco risveglio. Conte ha firmato con l’Inter, ma ha aspettato fino all’ultimo momento che Agnelli si convincesse a riprenderlo alla Juventus. Il club di Pallotta è stato al massimo una terza scelta – c’era anche il Bayern Monaco – nonostante l’amico Petrachi, ingaggiato nel frattempo dalla Roma, avesse iniziato il pressing, proseguito poi dal Ceo Fienga che ha illustrato a Conte i programmi della società e ha chiesto a Totti di continuare a corteggiarlo. «Ci aveva dato l’ok – raccontò l’ex capitano nella conferenza stampa d’addio lo scorso 17 giugno – ma poi ci sono stati dei problemi per cui ha cambiato idea».
Da quel brutto colpo, però, è nata un’occasione. La Roma si è rimessa sotto con la lista delle altre opzioni disponibili e dopo aver perso anche Sarri e Gasperini, valutato Mihajlovic, De Zerbi e Gattuso, alla fine ha scelto Fonseca. Sei mesi dopo si può dire che è andata bene così. Per tutti. Conte sta lottando per lo scudetto, appagando la sua ambizione che spesso si trasforma in ossessione, il portoghese si sta dimostrando all’altezza e nel giro di poco tempo è stato capace di adattare le sue idee al campionato italiano e trasmetterle alla Roma, ora bella ed efficace. Dopodomani è tempo di confrontarsi sul campo. Da una parte il calcio fatto di forza e solidità dell’Inter, finalizzato poi dalla fantastica coppia d’attacco Lukaku-Lautaro, dall’altra l’equilibrata macchina giallorossa, finalmente «robusta» in difesa e con tante opzioni di qualità davanti. San Siro si riempie per l’Inter capolista che lassù vuole restarci fino in fondo, mentre la Roma ha l’occasione di fare un ulteriore salto in avanti: un’eventuale vittoria, oltre che per la classifica, sarebbe un’iniezione incredibile di autostima. Nel Meazza interista i gallorossi hanno ottenuto una vittoria e due pareggi nelle ultime tre sfide dopo aver perso la gara del 2015 con gol di Medel. Quest’anno in casa i nerazzurri hanno lasciato punti solo al Parma e alla Juventus, ora viaggiano con la seconda miglior difesa (una rete subita in più dei bianconeri) del campionato e il terzo miglior attacco dopo Atalanta e Lazio.
Venerdì la Roma diventerà la squadra affrontata più volte da Conte nella sua carriera da allenatore: nei 10 precedenti tra Atalanta, Juventus e Chelsea il bilancio è in perfetto equilibrio, con 4 successi, 2 pareggi e 4 sconfitte.
E invece la prima sfida in assoluto tra i due tecnici e il debutto ufficiale di Fonseca a San Siro. L’allenatore portoghese vuole giocarsela con le sue carte, senza snaturare la Roma di fronte all’avversario più quotato del momento. Quindi ricerca del possesso palla, difesa «In avanti» e pressing saranno confermate come basi del piano-partita. A livello di scelte, sono due gli unici dubbi, gli stessi che doveva sciogliere a Verona: l’esterno basso in difesa a destra, e quello offensivo a sinistra (dall’altra parte rientra Zaniolo). Santon, altro ex nerazzurro, è piaciuto molto al tecnico nelle ultime uscite, soprattutto a Istanbul, e sembra favorito su Spinazzola e Florenzi, mentre Perotti ha accumulato più minuti di Mkhitaryan e potrebbe partire dall’inizio, salvo un recupero lampo di Kluivert.
Fonte: Il Tempo