Il problema degli infortuni in casa Roma affonda le radici a circa dieci anni fa. Dopo la fine della parentesi del primo Spalletti, quando Paolo Bertelli era il punto di riferimento per la preparazione fisica a Trigoria. Da quel momento in poi si sono alternate società, presidenti, allenatori e prepararti ma il minimo comun denominatore è stato sempre lo stesso: troppi stop muscolari rispetto alla media delle altre squadre. Se da un lato vanno considerate anche le caratteristiche dei giocatori acquistati in questi anni, molti dei quali alle prese con fastidi cronici, parte della questione è legata al lavoro fisico svolto.
I campi di Trigoria, troppo duri per ammissione di Petrachi, sono stati rifatti e consentono ora di operare nel migliore dei modi.
Una delle questioni sottovalutate negli ultimi anni è inerente al ritiro estivo, svolto a Roma invece che in montagna come al solito. Il Covid ha sconvolto i programmi della scorsa estate ma la strada era stata tracciata già nel 2019. La mancanza del cosiddetto “fondo” crea danni a catena e questo ha accomunato diverse squadre. Se a questo aggiungiamo il poco tempo a disposizione per lavorare tra una partita e l’altra abbiamo il quadro di una situazione limite, che si prolungherà fino al Mondiale di Qatar 2022. Il calendario internazionale ingolfato non consentirà pause lunghe e anche quest’estate bisognerà ottimizzare i tempi dopo l’Europeo.
Le responsabilità dello staff di Fonseca
Dopo aver analizzato il contesto quadro dentro cui ci si muove, non si può ignorare quelle che sono le responsabilità dell’attuale allenatore e del suo staff. Non è infatti un’indiscrezione giornalistica o un’opinione personale che il lavoro al “Fulvio Bernardini” non sia particolarmente intenso, visto che gli stessi giocatori se ne sarebbero lamentati a più riprese. Sedute incentrate sul pallone e poco sulla parte atletica.
Tanta, troppa palestra e un recupero degli infortunati spesso con tempi rivedibili. In totale quest’anno sono già stati 38 i k.o. di natura muscolare, con oltre 60 stop di carattere generale. Purtroppo una media già vista sia con Di Francesco che con Garcia. Le uniche eccezioni (guarda caso) dell’ultimo decennio sono stati Zeman nel 2012 e Spalletti nel 2016, quando i guai muscolari calarono del 20%. In entrambi i casi la preparazione estiva fu particolarmente curata (Zeman fece due ritiri tra Riscone e Irdning), così come il lavoro quotidiano.
Il probabile arrivo di Sarri
La scelta di Sarri in vista dell’anno prossimo potrebbe riportare ad un sano lavoro “a secco” di condizionamento atletico. Le famose corse lunghe nei boschi prima di affrontare le questioni tattiche. Di sicuro l’ex allenatore del Napoli ha uno staff di primissimo ordine anche per quanto concerne i preparatori e potrebbe chiudere una parentesi negativa che dura ormai da troppo tempo.
È arrivato il momento di segnare qualche record di carattere sportivo nelle coppe europee, invece che entrare nelle cronache per le tre sostituzioni obbligate in 45’ all’Old Trafford. Il futuro passa anche da questo.
Angelo Papi