Prima conferenza, dopo quella di presentazione, di José Mourinho alla vigilia del primo impegno ufficiale dei giallorossi: domani la Roma sarà ospite del Trabzonspor per l’andata del playoff di Conference League. L’intervento del portoghese:
Quali insidie nasconde questa gara per la Roma?
“Per essere un po’ diretto e pragmatico non sembra un playoff di Conference League. Quando questa competizione è iniziata come progetto la gente pensava e diceva anche che non ci sarebbero state squadre top. Ma se vedi questo playoff sembra come minimo una gara di Europa League, per non dire di Champions. Sarà un peccato che giovedì prossimo una delle due squadre sarà fuori, perché sono due squadre che possono aggiungere un plus, sono due squadre di qualità”.
Lei in passato ha allenato sempre grandissimi attaccanti e quest’anno allena tre grandi prospetti. Con il suo lavoro possono diventare quello che sono stati Kane, Lukaku o Benzema per citarne alcuni?
“Non paragonare, è una tendenza naturale paragonare con i più bravi ma è un po’ pericoloso ed è una pressione extra di cui questi giovai giocatori non hanno bisogno. Ma hai ragione, i nostri attaccanti sono profili diversi ma sono tutti giocatori bravi, non si può dire che gioca uno o un altro e possono perfettamente giocare due insieme allo stesso tempo. Sono super contento. Non voglio nascondere che quando abbiamo preso Shomurodov ero abbastanza felice e tranquillo con questa stabilità. Non voglio nascondere che quando si è iniziato a parlare di un addio di Dzeko ho sentito un feeling di non paura, ma di preoccupazione. Ma il direttore Tiago Pinto e la proprietà hanno risolto la situazione in modo fantastico. Abraham non ha la storia di Edin Dzeko, che ha 35 anni e una storia ricca. Tammy (Abraham, ndr) ha vinto tutto, si può dire, ma è un ragazzo giovane e di grande potenziale. Lo stesso vale per Shomurodov. Per Borja Mayoral sarà la seconda stagione nel club, sappiamo come può aiutare la squadra. Sono contento. Non hanno il livello di esperienza di quelli che sono al finale della loro carriera, non si possono paragonare al livello di esperienza con i grandi Dzeko, Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic, che sanno tutti di calcio. Non solo io, ma anche i compagni hanno assolutamente fiducia nelle loro qualità”.
È preoccupato per Smalling? Può dire se giocherà Ibanez o Kumbulla?
“Sì, posso dirlo perché i giocatori lo sanno. Non mi piace che gli altri sappiano chi gioca prima dei giocatori. Ma posso dirlo: gioca Ibanez con Mancini. Smalling ha lavorato tutti i minuti della prestagione tutti i giorni, con fiducia e contro il Raja Casablanca è scivolato nell’ultima azione prima del cambio e ha sentito una piccola cosa. Stiamo lavorando tutti insieme tanto a livello preventivo. Negli ultimi anni la squadra ha avuto un record assolutamente negativo di infortuni, stiamo lavorando. Ci sono cose che possiamo migliorare, ma ci sono altre questioni di calcio e della natura dei giocatori. Tutti insieme, anche i giocatori sono super disponibili per questo lavoro ‘invisibile’, che tutti facciamo insieme di nascosto. Pensiamo che possa portarci risultati. Con questo piccolo problema magari c’è una sensazione di deja-vu su Smalling, perché l’anno scorso è stato troppo assente. Ma sta lavorando in modo fantastico e mi fido di lui come progetto di stagione. Non gioca domani, magari neanche domenica ma non è un problema grosso per troppo tempo”.
Ci sono tante novità, ma in questo percorso di crescita e di costruzione di una mentalità vincente cosa l’ha colpita di più di questa prima parte?
“La voglia della gente di lavorare e migliorare, non parlo solo dei giocatori ma tutti quelli che sono all’interno del club e nelle diverse aree di appoggio a quello che è il cuore di una società. I calciatori sentono questo, che intorno a loro c’è voglia e professionalità e per loro è più facile capire che questa è la direzione. Per fare un esempio che magari non significa tanto per la gente, ma per me sì: domani quando torniamo dopo la partita non andiamo a casa, ma dormiamo a Trigoria. Torniamo alle 4-5 del mattino e abbiamo bisogno di riposare, perché per andare a casa perdi un’ora in macchina e il giorno dopo ti svegli più presto. Ci sono sacrifici da fare se si vuole seguire una linea di professionalità. Posso fare mille esempi di quello che la gente è disponibile a fare. La parola tempo è stata una parola chiave quando ho iniziato a parlare col direttore e con la proprietà. Ed è una parola che sarà qui non dico fino alla fine, ma fino a quando non siamo una squadra e un club altamente professionale. Abbiamo questa filosofia, che di solito arriva prima dei risultati sportivi. Qualche volta una squadra vince qualcosa o fa un risultato positivo isolato dal contesto, ma non è questo che la proprietà vuole. La proprietà vuole costruire: tempo più filosofia è più importante adesso. Ma l’evoluzione senza risultati è duro per la gente capire e per uno come me convivere con questo. Ma questa è la mentalità che vogliamo, il tempo sarà sempre lì e sarà un ingrediente del nostro lavoro. Ma vogliamo fare le cose bene, migliorare e avere risultati. Se dovessi dirmi adesso che non abbiamo miglioramento di risultati, sarei frustrato perché penso che si possa migliorare come club, come squadra e i risultati sportivi degli ultimi anni”.
Come vede il Trabzonspor?
“Vedo il Trabzonspor come storia, l’impatto nel campionato in Turchia e anche l’esperienza nelle competizione europee. Vedo una squadra di grande organizzazione e la prima cosa che voglio dire è che quando c’è una squadra organizzata c’è un allenatore bravo. Non conosco personalmente il tecnico, ma è facile capire che c’è un allenatore di qualità dietro una squadra olto organizzata, che sa perfettamente come giocare. Al contrario nostro è una squadra che basa la sua qualità sull’esperienza di tanti giocatori. Abbiamo due tempi per giocare: uno domani e un altro giovedì prossimo. Faremo di tutto per vincere non solo l’eliminatoria, ma entrambe le partite. Il nostro approccio per domani non è pensare che ci sia una soluzione all’Olimpico di Roma. Vogliamo pensare questa partita come una gara da giocare e vincere, con rispetto per una squadra di qualità ed esperienza”.
Il Trabzonspor non ha perso in queste 3 partite ufficiali, che ne pensa? Che ne pensa di Gervinho, Bruno Peres e Hamsik?
“Tutti nel club conoscono perfettamente Bruno Peres, sanno che è un giocatore di qualità, un vero professionista e che può giocare in diverse posizioni, è un plus per il Trabzonspor. Quando guardo questa partita mi sembra che il passaporto di Gervinho e Hamsik sia sbagliato, perché non sembrano avere 34 anni ma ancora due ragazzini, che sono gli stessi giocatori che hanno avuto tanto successo per tanti anni. Gervinho gioca con libertà e può esprimere il suo talento individuale, Hamsik è fondamentale a centrocampo con le sue caratteristiche di inserimento e nella gestione dei ritmi di gioco e dell’organizzazione, sono calciatori importanti per loro. Ma ci sono altri giocatori di qualità, è una buona squadra per questo dico che sembra un playoff di Champions League o come minimo di Europa League e non di. Meglio così, nessuno può dire che è una competizione facile da giocare”.
Sarà la sua prima partita ufficiale, ha previsto di fermare un giocatore preciso che può creare difficoltà?
“È difficile pensare una partita così, una squadra che gioca come squadra sa come giocare. Il posizionamento dei giocatori è molto adatto alle loro caratteristiche. L’unico dubbio che possiamo avere è se gioca o non gioca Cornerlius dall’inizio della partita. Ma se non gioca è ovvio capire i loro attaccanti e i giocatori a centrocampo. C’è la creatività degli attaccanti, i difensori centrali vogliono giocare ed entrare con la palla nel gioco offensivo. È una squadra di qualità ed equilibrata, che sicuramente cercherà di vincere il campionato in Turchia. È troppo poco dire che il nostro focus sarà su un giocatore per una squadra che merita che la guardiamo come squadra”.
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— AS Roma (@OfficialASRoma) August 18, 2021