Torna a parlare al sito del club Stephan El Shaarawy, dal rapporto con Mourinho al legame con i tifosi: ecco cosa ha detto il ‘Faraone’.
Ciao Stephan, come stai?
“Sto bene, mi sento meglio fisicamente. Ultimamente sto trovando molta più continuità a livello di minutaggio e mi sento più in forma. Il gol sicuramente aiuta in questi casi e ti fa sentire meglio anche mentalmente. Dal punto di vista individuale sto vivendo un momento positivo, ma a livello di squadra dobbiamo rialzarci per tornare quelli che eravamo a inizio stagione”.
Ritrovando la forma fisica hai anche acquistato più fiducia rispetto all’inizio della stagione?
“Quando metti più minuti nelle gambe e quando ritrovi la via del gol riesci anche a essere più brillante e questo ti aiuta a livello psicologico. A inizio stagione un giocatore deve essere sempre pronto per riuscire a cogliere le proprie opportunità. Io sono riuscito a trovarmi il mio spazio nella stagione in corso e l’attesa è stata ripagata”.
Cosa ti mancava nello specifico?
“La questione era principalmente fisica, anche perché erano tre anni che non partecipavo a una preparazione estiva. Mi sono dovuto prendere i miei tempi, ma ho dato sempre il massimo e non mi sono mai sentito messo da parte. Con il mister c’è sempre stata un’ottima sintonia e ha sempre dimostrato apprezzamento per me e per le mie qualità”
Ci racconti nello specifico il tuo legame con la squadra e la Città?
“È iniziato tutto dalla prima partita, mi sono presentato con un gol di tacco all’Olimpico, un sogno per un calciatore. Quando me ne sono andato l’ho capito ancora di più: qui avevo trovato una famiglia, ho creato tanti rapporti e con i tifosi ho sempre sentito un legame forte, mi hanno espresso il loro sostegno anche quando ero lontano e il loro affetto ha rappresentato tanto per me. Spero davvero di rimanere a lungo qua, perché mi trovo bene e mi sento a casa”.
Che esperienza hai vissuto in Cina?
“In ogni squadra in cui sono andato mi sono sempre trovato bene con tutti. E anche lì ho trovato degli amici, dentro e fuori dal campo. In Cina ho vinto anche un trofeo ed è stata una bella esperienza per me”.
Hai segnato quarantotto gol, uno in più di Bruno Conti, una leggenda della Roma e del calcio italiano: cosa hai provato dopo aver superato questo traguardo?
“È stata una grande gioia. Sono stati tutti gol molto importanti per me, mi hanno dato tante soddisfazioni. ma io non devo fermarmi, perché penso di poter ancora dimostrare tanto e di poter dare ancora molto a questa Società. Voglio fare sempre di più”
In questa stagione ti sei sbloccato nel gol contro il Sassuolo, con la corsa di tutta la panchina sotto la Sud: cosa hai pensato in quel momento prima di calciare?
“Io sostengo sempre che quando sei lì non devi pensare, perché se pensi troppo succede una cosa: o non fai gol o ti esce un tiro brutto. In quel momento non ho pensato e la palla è andata dove volevo. Quello è il mio tiro a giro, ma non è stato tra i più semplici, il pallone rimbalzava, non era a terra, rischiavo di mandarla in tribuna. Dopo il gol non avevo nemmeno realizzato cosa era accaduto, poi ho visto i compagni arrivare e sono corso sotto la Curva. È stato davvero bello, erano diverse partite in cui non giocavo ed è stato un gol liberatorio. Poi si trattava delle mille partite del mister, non era una cosa da poco”.
Sentivate il peso delle mille panchine di Mourinho o anche con voi, come con tutti, ha svelato solo all’ultimo quanto tenesse a questo traguardo?
“Lo sapevamo della ricorrenza, perché era sui giornali e sui social, ma il nostro obiettivo era solo quello di vincere la partita per la Roma, volevamo arrivare a una vittoria di squadra. Lui è stato bravo a passarci questo messaggio: c’erano solo i tre punti in palio e non una soddisfazione personale. Eravamo concentrati solo su quello. Poi il giorno dopo ci ha invitato tutti a cena e solo in quell’occasione ci ha effettivamente spiegato quanto contasse per lui la sfida contro il Sassuolo”.
C’è un gol in particolare al quale sei più legato tra quelli segnati finora?
“Il primo, contro il Frosinone, è stato importantissimo, perché arrivavo da un periodo negativo e c’era scetticismo nei miei confronti: è stato il gol della rinascita. A livello emotivo, poi, il primo della doppietta contro il Chelsea, con l’Olimpico pieno e in Champions League: un’emozione pazzesca”.
Tornare a giocare in Serie A lo scorso inverno è stato più difficile del previsto o te lo aspettavi così?
“È stato più difficile, sì, prima di tutto a livello fisico. Non era semplice riadattarsi a questo ritmo. In Cina potevo allenarmi solo individualmente. Non avevo squadre con cui allenarmi. Da novembre fino a gennaio ho lavorato sempre da solo. Ho cercato di fare il massimo per presentarmi qui nelle migliori condizioni. Facendo un lavoro individuale non è affatto semplice, perché mancava il gioco di squadra, il tiro in porta, un passaggio con un compagno. Poi mi sono riadattato e sono riuscito a dare il mio contributo per la chiusura della stagione”.
Cosa hai pensato quando la Roma ha annunciato Mourinho lo scorso maggio?
“Era del tutto inaspettato. Ma poi ho capito che la società stava lavorando su un progetto serio e ambizioso. È un progetto a lungo termine, è vero, ma noi siamo professionisti e dobbiamo impegnarci fin da subito per trovare dei risultati positivi nel giro di poco tempo. E avere un allenatore come lui ti stimola tantissimo a dare sempre qualcosa in più. È un grande motivatore e ha creato un rapporto con tutti qui a Trigoria, non solo con i giocatori. È un piacere ascoltarlo, sa caricarti nella maniera giusta. Ha un contratto di tre anni e speriamo di averlo più a lungo possibile con noi”.
Quanto ti sta dando il lavoro quotidiano con il mister e con il suo staff?
“Mi sta dando tanto. Con lui ho avuto una grande sintonia da subito e anche con il suo staff, molto preparato, che noi seguiamo molto. Navighiamo tutti nella stessa direzione e questa è la cosa più importante. Facciamo gruppo, siamo uniti, lavoriamo tutti per il bene della Roma e non per gli interessi del singolo”.
Che cosa ti chiede il mister a livello personale e quanti margini di miglioramento vede nel tuo gioco?
“Nello specifico mi chiede di fare tanta aggressione e pressione nella fase di recupero palla. Mi chiede di aiutare anche in fase difensiva. Vuole abnegazione da parte di tutti nel recupero del pallone”.
Ti è capitato di giocare anche su tutta la fascia: è una novità per te concentrarti anche sulle garanzie che offri dal punto di vista atletico e di supporto alla fase difensiva?
“Non è una vera e propria novità, ho già giocato a tutta fascia in Nazionale nel 3-5-2. So che è uno sforzo fisico maggiore, ma non è un problema per me. Se il mister mi chiede di giocare lì ha la mia piena disponibilità”.