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Mourinho, la Roma e le pareti sottili. Chi se non lui ha il diritto di inca**arsi?

(K.Karimi) – Il rumore dei nemici. Quello che eccitava mister José Mourinho ai tempi della sua Inter. Splendida, invincibile, costruita da gente competente su gente gloriosa e di carattere. Oggi il vero rumore è all’interno del suo spogliatoio, che rimbomba di lamentele ampiamente giustificabili.

La sua Roma è di nuovo in un tunnel. Tra vizi arbitrali indecenti e prestazioni opache, i giallorossi rischiano di gettare nell’umido due obiettivi stagionali già a febbraio: la lotta al piazzamento Champions (difficilissimo) e la Coppa Italia, già sfuggita definitivamente dopo lo 0-2 di San Siro.

Proprio quest’ultima prestazione ha fatto infuriare Mourinho. Quei primi 90 secondi di gioco, con tanto di gol di Dzeko su dormita generale della difesa, sono la sintesi di una squadra che non riesce a giocare con facilità e naturalezza. Compassata, ingiustificatamente in modalità relax, quando invece ci sarebbe da combattere col coltello tra i denti per recuperare ciò che è stato perduto per strada.

Lo sfogo di Mou è uscito sui giornali. Talpe? Cimici? O addirittura micro-chip elettronici sotto le panche degli spogliatoi? Nessuno lo sa, ma non è questo il punto. Le pareti sottili a Roma sono una costante, mentre un allenatore che realmente ha il diritto di sfogarsi e puntare il dito contro i suoi uomini non lo si vedeva da anni.

Chi se non José da Setubal ha il diritto (ed il dovere) di incazzarsi dopo una prestazione così passiva? Non tanto per il suo palmarès clamoroso, bensì per i suoi straordinari precedenti da motivatore. Un uomo che ha convinto nel 2010 due fuoriclasse tutta qualità ed estro come Eto’o e Pandev a fare i terzini. Un personaggio che ha costretto gente del calibro di Massimo Moratti, Florentino Perez e Roman Abramovich a comprargli i migliori in circolazione.

Mourinho deve arrabbiarsi, deve a tutti i costi far comprendere ai suoi di dare qualcosa in più. Gente abituata ai quinti e sesti posti in classifica, non a competere per il titolo o per giocare i match che contano. Il carattere si infonde anche così, con tanto bastone e poca carota. Ma c’è chi non farà mai il salto di qualità ed è spacciato verso l’anonimato. Qui spunta l’esigenza di una società forte, capace di investire e di dirigenti che conoscano il calcio ed il valore degli interpreti. Dando la certezza che Roma in estate diventerà una piazza più ambiziosa, tramite i giusti innesti. Ma Mou deve resistere, tapparsi gli occhi ed aprire la bocca. E’ il momento di seguirlo; chi non ci riesce faccia le valigie senza alcun rancore.

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