Dopo la rifinitura a Trigoria, la Roma è volata a Tirana dove domani andrà in scena la finale di Conference League contro il Feyenoord. All’Arena Kombëtare, dopo il giro di ricognizione in campo, José Mourinhopresenta la sfida contro gli olandesi in conferenza stampa, prevista per le 17.45. Le loro dichiarazioni:
L’intervento di Mourinho:
È stato un lungo viaggio, iniziato il 19 agosto e in mezzo 9 mesi di un bellissimo percorso e 55 partite ufficiali. Arriva qui con quale consapevolezza?
“È vero, siamo arrivati alla fine del percorso di questa stagione con due finali da giocare in 4 giorni: la prima finale ci dava quello che meritavamo e quello che era il nostro obiettivo dal primo giorno, cioè giocare in Europa League e migliorare la classifica dello scorso anno. In quella finale non si poteva scrivere la storia, ma finire il lavoro di una stagione e raggiungere un obiettivo, ma senza scrivere la storia. Per la Roma finire in una posizione di qualificazione in Europa League è normale. Questa finale è storia, che si è già scritta per arrivare qui e giocare una finale europea dopo tanti anni, ma quando arrivi in finale devi fare tutto il possibile per scrivere la vera storia, che è vincere la finale”.
Lei aveva detto che doveva contenere l’euforia, come sta la squadra? E Mkhitaryan?
“Lo abbiamo fatto prima di Torino, era una partita difficile ed era importante il focus, sapere che giocare una finale ha un livello alto di tensione e non c’era bisogno di avere una doppia tensione: giocare coppa e qualificazione di Europa League. Abbiamo tolto questo, siamo qualificati. L’obiettivo è stato raggiunto, è stato il miglior modo di pensare solo a questa finale. Io e il mio staff da venerdì sera siamo insieme a Trigoria, non siamo mai usciti, ovviamente non potevo chiederlo ai giocatori. I giocatori stanno molto bene, con concentrazione, tensione giusta e gioia, perché serve. Stiamo bene. Mkhitaryan si è allenato oggi per la prima volta con la squadra, una sessione piccola senza significato del lavoro per la finale vista che era aperta alla stampa, non dico ‘fake’, ma basica. Per lui è importante per le sensazioni, mi fido della sua esperienza, alla fine dell’allenamento mi ha detto di sentirsi bene e a disposizione per giocare”.
Il suo carisma può fare la differenza?
“Penso di no, la gente svaria nell’analisi. L’unico motivo per cui esiste questo feeling pro Roma è perché abbiamo un giocatore albanese, è la cosa più logica. Se la Roma vince un albanese alza la coppa. Questo ha un significato. Ho giocato una Supercoppa europea Manchester United-Real Madrid in Macedonia del Nord, è stato bellissimo. Qui a Tirana è lo stesso, è un momento importante per loro e lo meritano come Paese. Lo stadio è molto bello, ma è un peccato per la capacità. Sono comunque contento di giocare qui. Mi sono dimenticato che hai fatto 3-4 domande insieme…Ah la differenza, penso di no: le finali sono le ultime partite della stagione, e quando arrivi all’ultima partita il lavoro è fatto. Per noi che abbiamo giocato venerdì non c’è niente da fare in questi ultimi giorni, la leadership non si può mettere sul tavolo o produrre un effetto. Domani è il giorno dei giocatori, noi allenatori siamo fuori: cerchiamo ovviamente di aiutare, il lavoro è fatto e domani è solo l’ultima partita, che fortunatamente è una finale. Dico fortunatamente perché quando arrivi in finale devi giocare con l’atteggiamento giusto”.
Questo suo modo di essere serio è perché è una finale o ha qualche pensiero in più?
“È una finale. Fino a domani non c’è nient’altro nella mia testa, niente, solamente la finale. È il modo di essere, l’esperienza non aiuta. Pensavo che potesse aiutarmi, ma non aiuta. Il modo di essere e sentire è uguale alla mia prima finale. Se mi vedi serio magari è concentrazione, un mio modo per prepararmi. Penso solo a questo”.
Lei è scaramantico?
“No no non lo sono, a volte litigo con qualcuno che lo è”.
Quindi non la preoccupa che la gente a Roma veda la partita all’Olimpico?
“No, il sostegno e la passione dei tifosi può solo fare bene. Se la Roma ha perso la finale con gente davanti agli schermi, non è sicuramente colpa loro. Mi hanno chiesto con che maglia giochiamo domani, non voglio saperlo. È uguale. Non sono scaramantico”.
Come sta la sua caviglia? Il futuro di Kumbulla? Può diventare il tecnico con più coppe europee diverse vinte.
“Non sono scaramantico, è la verità (ride, ndr). Non mi piace parlare di ‘se’, vediamo. Marash mi ha fatto veramente male, di tutti i giocatori sarebbe l’ultimo perché è il più pesante. Pensavo di andare alla partita con le infradito perché il piede non entrava nella scarpa. È un bravo ragazzo e giocatore, ha imparato tanto e il prossimo anno sarà con noi al 100%. Ha potenzialità per diventare ancora più bravo”.
La sua prima impressione del Paese? Le persone mi hanno detto di chiederle come uno Special One può vincere un match speciale?
“Hai parlato in inglese? Pensavo in albanese (dice togliendosi le cuffie, ndr). La storia dello Special One è vecchia, quando sei maturo pensi di più alle persone e meno a te stesso. Per me è davvero una vecchia storia. Farò quello che fanno tutti gli allenatori: cercare di aiutare, non credo nei momenti magici. Il lavoro è fatto, è il momento della squadra, i giocatori, lo staff, tutti…è il nostro momento, non di un individuo. Non dobbiamo fare niente di speciale, dobbiamo essere noi stessi. L’Albania è uno dei paesi in cui non ho giocato, sono felice di essere venuto. Non ho visitato la città, sono felice dell’aeroporto. Quando abbiamo giocato contro il Vitesse siamo stati in aeroporto per due ore, non so perché, ma ci sono stati troppi controlli, come fossero criminali e stessero cercando qualcosa. Il campo è buono, lo stadio è bellissimo ma non può contenere 50-60mila persone. Sono felice di essere qui e di giocare questa finale albanese, se si può definire così”.
È sorpreso di Zaleswki? In futuro in che posizione lo vede?
“Non sono d’accordo quando dice che ha passato un brutto periodo: un anno fa giocava in Primavera e in questo momento gioca nella prima squadra. Questi mesi sono stati importanti per la sua carriera. Sulla sua posizione, ad essere onesto, può giocare ovunque. La gente ha differenti opinioni: quando hai qualità hai possibilità di giocare, è un buon ragazzo, un buono studente. Ha un buon futuro per noi e per la sua Nazionale”.
La Roma ha giocato due finali, il designatore Rocchi ha parlato oggi, comunque vada domani la finale questa stagione è positiva per lei?
“Per me sì, è una stagione positiva”.
Ha dei dubbi di formazione? Ha fatto giocare Spinazzola anche titolare, ha concrete chance o è un premio?
“Non è un premio, è un giocatore disponibile per domani. 10 mesi fuori sono tanti, ha lavorato tanto per tornare, gli mancavano minuti e sensazioni, quello che ha avuto col Torino ossia 75 minuti in campo che è diverso dai 6-7 minuti di Firenze. Le sensazioni di Torino sono state positive, domani è una possibilità per noi”.