Nel novembre 2020 il primo tentativo dette frutti magri, visto che – partendo dall’86% circa – solo I’1,6% delle azioni era passato di mano. Troppo poco per giungere alla soglia del 95% che occorre per avviare le procedure per l’uscita della Roma dalla Borsa, obiettivo attuale dei Friedkin.
La Roma, per cercare di convincere quelli che non vorrebbero separarsi dal proprio pacchettino, oltre a pagare ha promosso delle operazioni di fidelizzazione che faccia restare questi “super tifosi” in qualche modo speciali. In ogni caso, dall’11 maggio i proprietari statunitensi stanno acquistando capitale flottante. Nelle 15 acquisizioni fatte finora hanno già rastrellato 18.755.838 azioni, investendo 7.980.934 94 euro. Questa è solo la prima parte della operazione, che può far salire i Friedkin a non più del 90%. Infatti, dopo avere da giorni inoltrato tutta la documentazione richiesta alla Consob, proprio ieri è arrivato il via libera da parte dell’organo di controllo della Borsa. Questo consentirà di salire fino alla fatidica quota del 95% e avviare l’uscita dalla Borsa vera e propria. Per farlo, i proprietari del club sono pronti a investire fino a 27 milioni, ma tutto questo libererà la Roma da una serie di vincoli che chi è quotato in Piazza Affari deve avere.
I nuovi proprietari non si fermeranno qui perché, per sistemare i conti – a fine mese le perdite saranno oltre i 150 milioni – sono già pronti a cominciare un nuovo aumento di capitale già il prossimo anno. Non è un caso che, nella notte della vittoria della Conference, a chi era loro vicino i Friedkin abbiano detto: «Siamo convinti che la Roma possa crescere ancora e arrivare presto ai massimi livelli».
Fonte: Gasport