(A. AUSTINI) – Se sul mercato si sta correndo veloce entusiasmando i tifosi, la Roma si muove con rapidità anche nei progetti aziendali. Con due traguardi vicini: un contratto con lo sponsor tecnico finalmente all’altezza delle ambizioni del club e lo studio di fattibilità dello stadio a Pietralata in via di definizione. I Friedkin vogliono potenziare i ricavi della società e nel breve periodo lo faranno grazie al nuovo partner per le divise da gioco.
Detto che il rapporto con New Balancescadrà a fine stagione e non verrà esercitata l’opzione di rinnovo, nei giorni scorsi è stata raggiunta una bozza di accordo con Adidas, che si accinge a produrre le maglie giallorosse a partire dalla stagione 2023/24. La notizia dell’intesa di massima tra la Roma e la multinazionale d’abbigliamento trova riscontri nella sede centrale di Adidas a Herzogenaurach, in Baviera. Sta per essere firmato un contratto pluriennale, dal valore importante, che renderebbe il club di Friedkin uno dei più pagati in Italia dopo la Juventus. La squadra di Agnelli già indossa le tre strisce del brand tedesco con un accordo da 408 milioni di euro in otto anni, con scadenza nel 2027. Come nel caso dei bianconeri, anche l’offerta pronta per essere accettata dalla Roma prevede una base fissa e degli importi variabili legati alle royalties sui prodotti venduti, alle competizioni a cui parteciperà la squadra di Mourinho e ai risultati sportivi raggiunti.
La presenza di un personaggio internazionale come lo Special One e l’arrivo di Dybala sono elementi cruciali per favorire l’intesa: entrambi sono infatti testimonial di Adidas, che ha sciolto le riserve e intensificato i contatti con Friedkin dopo la vittoria della Conference League, fondamentale per certificare la crescita di competitività e d’immagine della squadra. I contatti sono serrati e le firme a un passo, visto che è già tempo di preparare le maglie per la stagione 2023/24. Sarà un deja-vu: l’azienda tedesca ha prodotto alcune delle divise più apprezzate dai tifosi romanisti dal 1991 al 1994.
Dal futuro immediato a quello a medio termine, prende corpo anche il progetto stadio di proprietà. L’obiettivo della società giallorossa è infatti quello di consegnare lo studio di fattibilità in Comune tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, comprensivo del piano tecnico-economico. Le indagini preliminari sono state affidate allo studio Gau, guidato dall’architetto Gino Zavanella che ha lavorato alla realizzazione dello Juventus Stadium e disegnò il progetto per l’impianto alla Massimina lanciato dalla Roma di Rosella Sensi, mai realmente avviato. Gli specialisti dello studio di Via del Babuino si stanno occupando di coordinare una serie di verifiche sull’area prescelta, di proprietà del Comune: dall’assetto trasportistico agli aspetti urbanistici fino allo studio sull’impatto ambientale.
Va ad esempio ancora decisa l’esatta collocazione dell’impianto e di conseguenza se porlo su un piano rialzato rispetto al terreno, ma nel frattempo è stata definita la capienza: sarà uno stadio da 55-56mila posti, che avrà tutti i requisiti necessari per ospitare una finale di Champions League. Fra i dettagli architettonici ipotizzati – ancora modificabili – c’è quello di una divisione interna in due anelli e di una forma ibrida tra il rettangolare (Bernabeu) e l’ovale (Emirates), ma non toccherà a Zavanella e al suo staff disegnare la nuova casa della Roma: Friedkin vuole infatti indire un concorso internazionale. Il sogno è quello di costruire e inaugurare lo stadio nel 2026 o al più tardi nell’anno del centenario del club, il 2027.
Intanto i texani si avvicinano a un altro obiettivo: ieri balzo dell’Opa, venduti altri 3 milioni di azioni ai Friedkin che salgono al 94,6%, a un passo dal delisting (la soglia è il 95%) che può essere raggiunto oggi, ultimo giorno dell’offerta. Sono escluse nuove proroghe e altri rialzi del prezzo.
fonte: Il Tempo