Il ‘Media Day’ dell’Uefa, dopo l’allenamento aperto alla stampa e le interviste dei giocatori all’uscita dal campo, termina con la conferenza stampa di José Mourinho. L’allenatore portoghese parla dalla sala stampa di Trigoria a 6 giorni dall’appuntamento di Budapest, quando Roma e Siviglia si giocheranno l’Europa League:
Qual è l’aspetto più difficile e quello meno complicato per la finale?
“L’aspetto più difficile è la partita di sabato, dover fare i conti coi cambi e con gli infortuni. Non è il caso di andare solo coi bambini perché la Fiorentina ha 25 giocatori tutti dello stesso livello e non sarà facile. L’aspetto più facile è avere la gente motivata e felice”.
Vincere questo trofeo avrà un peso sul suo futuro?
“Il mio unico focus è la finale. Un pochino la preparazione della partita con la Fiorentina, non sono preoccupato sul mio futuro, ne su altro. Tutto è secondario quando tu giochi una finale, vogliamo tanto giocarla. Abbiamo fatto tanto per stare qui che vogliamo giocare. Sarà facilissimo prepararla perché vogliamo giocare. Non c’entra neanche il discorso che andiamo in Champions se vinciamo, vogliamo giocare la finale. Siamo stati a Ludogorets, ad Helsinki, a Siviglia col Betis che se perdevamo eravamo fuori…poi Salisburgo, che veniva dalla Champions, RealSociedad che sta facendo una grande stagione, abbiamo perso giocatori su giocatori, abbiamo fatto giocare giocatori in ruoli diversi, poi Feyenoord, Leverkusen…e ora vogliamo giocare, dopo si vedrà”.
Colpisce l’affetto che riceve dai suoi tifosi
“Spero che le mie parole non vengano interpretate male dai tifosi del Tottenham, l’unico club con cui non sento un legame stretto è quello. Probabilmente perché lo stadio era vuoto per il Covid, il presidente Llevy mi tolse la possibilità di giocare una finale ma con tutti gli altri club ho un legame speciale, perché la gente non è stupida, sa che do tutto per il club. Così è a Roma, il tifoso percepisce che lavoro e lotto per loro, non è solo un fatto di trofei vinti. Anche con la Roma, quando arriverà quel giorno, non sarà facile ma resteremo legati per sempre così come con gli altri club, fatta eccezione per il Tottenham”
Hai fatto 5 finali, sono passati 21 anni dalla prima col Porto. Come sei cambiato?
“Sono migliorato ma ho lo stesso dna, non voglio tensioni, pressioni ma solo il piacere di giocare questa finale, pensando solo al cammino che si è fatto. L’allenatore migliora col passare del tempo mentre il giocatore deve fare i conti col fisico che cambia e non risponde allo stesso modo a 30 o 40 anni. Per l’allenatore il cervello diventa sempre più acuto, quando si perdono motivazioni bisogna fermarsi ma questo non è il mio caso”
In questa stagione si è parlato spesso del rapporto turbolento tra la panchina e gli arbitri. E’ indispensabile avere questo rapporto aggressivo? Ci sono differenze tra arbitri stranieri e italiani?
“E’ un bel discorso però preferisco non rispondere”
Le condizioni di Dybala? Ci sarà?
“Non è che si allena di nascosto…onestamente penso di no però altrettanto onestamente spero che possa essere in panchina visto che per lui sarà l’ultima partita della stagione, senza dimenticare lo Spezia all’ultimo che potrebbe anche essere importante. Se Paulo potrà darmi 15-20 minuti del suo sforzo, io sarò contento”.
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Cos’è successo?
“Perché ci abbiamo provato, ho sempre pensato che contro la Salernitana Paulo avrebbe potuto giocare un tempo, magari anche a Bologna qualcosa. Si sta cercando di fare tutto il possibile ma la verità è che è fuori, sabato non ci sarà di nuovo. Pellegrini non ci sarà sabato ma è sicuro che sarà recuperato per mercoledì”
In caso di vittoria di questa coppa, l’esperienza con la Roma potrebbe essere la sua grande impresa?
“Non mi piace parlare prima, mi piace giocare, giocare tanto. Un peccato che non si possa giocare una finale ogni settimana, non sto pensando a me stesso ma penso ai giocatori e ai tifosi. Mi piacerebbe tanto aiutare i giocatori a prendere questa gioia infinita. Parlare poco, non mi stanco di ripetere quello che dico anche ai giocatori: vogliamo giocare”
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