Per raccontare questa storia bisogna risalire alla scorsa estate e più precisamente ad inizio agosto. La Roma stava cercando un centrocampista “di gamba”, uno in grado di dare un cambio di passo ad un reparto fin troppo lento. Gente esplosiva, capace di mangiare campo e svolgere rapidamente la transizione.
Tiago Pinto vira dritto su Renato Sanches, suo pallino dai tempi del Benfica. Mourinho era sempre stato più cauto, impaurito dai continui problemi fisici del classe ‘97 e più orientato a dare una chance a Kamada.
Alla fine la linea del General Manager ha la meglio e a Trigoria, assieme a Paredes, arriva proprio il portoghese. Nemmeno il tempo di vederlo in campo qualche minuto con la Salernitana ed è subito stop: primo problema muscolare. Con l’Empoli torna e convince, segnando e regalando giocate. Nella trasferta di Tiraspol, però, il flessore torna a far male e lo cancella dal campo per un mese abbondante.
Lo staff medico gli ha costruito un percorso ad hoc per rimetterlo in piedi, ma almeno per ora il suo rendimento è da ex atleta.
La scommessa di Pinto, operazione come da lui ammesso al 100% di sua responsabilità, cara sta costando alla Roma.
Mourinho, stanco di non vedere progressi, lo ha escluso a Bologna dopo averlo mandato in campo per meno di 20’. Un segnale chiaro anche alla società. Sanches tiene in ostaggio la Roma sia per motivi economici che tecnici. La sua presenza in lista europea impedisce di poter schierare Azmoun e Kristensen.
Il contratto piuttosto oneroso che la Roma gli corrisponde (3,5 milioni di euro netti) blocca lo spazio salariale in ingresso sul mercato.
L’accordo con il Psg prevede una permanenza fino a giugno, nonostante in molti lo vorrebbero salutare prima. Tiago Pinto dovrà spiegare in conferenza stampa il motivo di questo fallimento. Delle spiegazioni obbligate sia ai tifosi che al suo allenatore per quello che doveva essere la pietra angolare del centrocampo giallorosso e che sta diventando un vero e proprio incubo.
La speranza è che la storia non si ripeta a gennaio anche con Bonucci. Errare è umano, perseverare è diabolico…