Nel calcio non vige la democrazia. Il peso del ruolo e del denaro, in fondo, producono le decisioni che gli appassionati – alcuni li chiamano clienti, noi preferiamo restare ancorati alla parola tifosi – possono approvare o criticare. […] Forse la chimica personale tra la famiglia Friedkin e lo Special One (che in privato è assai diverso dal personaggio che ama incarnare) non è la migliore che si possa auspicare, ma la presa di posizione del popolo giallorosso, materializzatosi due giorni fa con lo striscione della Curva Sud teso a santificare il “romanismo” dell’allenatore portoghese e a chiedere il rinnovo del contratto in scadenza, è stato solo la punta dell’iceberg di una presa di posizione collettiva che andava avanti da mesi anche a dispetto dei risultati. Adesso, poi, chela zona Champions è agganciata, tutto sembra rotolare verso un prolungamento che fino a poche settimane fa pareva essere una chimera. Intendiamoci, nonostante in questi giorni siano a Trigoria il presidente Dan e i figli Ryan e Corbin, Mourinho dice la verità quando afferma che con i proprietari non abbia parlato di rinnovo. In effetti, come si usa in politica, sono gli “sherpa” delle due parti che da qualche giorno stanno sondando le rispettive controparti per trovare un accordo a cui non sembra impossibile giungere. L’ingaggio non pare un problema. Certo, la Roma deve rispettare le regole del “financial fair play”, ma il portoghese ha anche abbassato il livello del suo stipendio rispetto agli anni d’oro e quindi lo scoglio è aggirabile. Al momento, invece, si discute sulla durata: l’allenatore vorrebbe un biennale, mentre la proprietà preferirebbe un rinnovo annuale, magari con delle clausole legate ai risultati. Anche questo, comunque, non dovrebbe rappresentare un elemento dirimente. L’unica cosa che potrebbe cambiare le carte in tavola – oltre un repentino crollo dei risultati nei prossimi due mesi – potrebbe essere solo il risveglio dell’interesse per lo Special One da parte di qualche club di prima fascia.
Fonte: Gasport