4-0 al Brighton nel primo round degli ottavi di finale di Europa League: con i gol di Dybala, Lukaku, Mancini e Cristante la Roma batte la squadra di De Zerbi allo Stadio Olimpico. Dopo la vittoria il tecnico giallorosso, Daniele De Rossi, ha parlato ai microfoni dei cronisti. Le sue dichiarazioni:
POSTPARTITA
DE ROSSI A SKY SPORT
Come si fa a trasformare la squadra in così poco tempo?
“Ogni squadra ha delle fasi calanti, io non ho fatto niente di che. Si è solo incanalato tutto nel migliore dei modi e sono felicissimo. Loro sono giocatori forti, stanno vincendo e segnando, abbiamo giocatori che altre squadre si sognano. Non c’è niente di speciale in quello che faccio, alleno solo la condizione fisica, che è fondamentale in questo calcio. Li tratto da esseri umani e loro rispondono in campo con queste prestazioni”.
Oggi avete dato una lezione di calcio moderno.
“Sono contento, non minimizzo la mia felicità. Ho visto tante cose che mi sono piaciute, ma possiamo migliorare su tante altre. Nel secondo tempo dovevamo risalire un po’ meglio, ma sono felice della prestazione e dell’attenzione. Ieri ho rotto loro un po’ le scatole perché la preparazione della partita è stata più lunga rispetto al solito, perché De Zerbi è un allenatore diverso rispetto agli altri. Io lo amo, anche se c’è chi non lo ama. Per preparare partite contro di lui ci metti il doppio del tempo”.
La proprietà ti potrebbe chiamare stasera per proporti il rinnovo.
“Fai il bravo (ride, ndr). Questi discorsi non c’entrano, è l’ultimo dei miei pensieri. Sto facendo il lavoro che mi piace nel posto che mi piace e i giocatori mi danno grandi soddisfazioni che neanche sognavo di togliermi in così poco tempo. Tra 2 giorni giochiamo contro la Fiorentina, una squadra fortissima e un altro allenatore speciale. Giovedì andremo in casa del Brighton, se pensiamo di essere già passati ci ribaltano”.
Dove pensavi di poter far male al Brighton?
“Ieri avevo detto che avremmo potuto vincere la partita sulla fascia sinistra, perché c’era un divario fisico tra Spinazzola e Buonanotte molto importante, anche se avesse giocato Enciso da quella parte. La condizione di Spinazzola mi faceva pensare che quella sarebbe stata una parte di campo in cui avremmo potuto far male agli avversari. Inoltre abbiamo puntato sulla ricerca della profondità”.
La fase difensiva? Non avete permesso al Brighton di progredire centralmente. Come ha fatto a trasformare la squadra da passiva a coraggiosa?
“Io più rispetto l’avversario più cerco di non farlo giocare tranquillo. Contro le squadre di De Zerbi devi decidere se aspettare o rubargli la palla sulla linea di porta. Il risultato è troppo ampio, il nostro portiere è stato bravo, abbiamo concesso un po’ ma è normale contro squadre del genere. Siamo stati quasi perfetti, fantastici nell’aggressività e nello sforzo fisico. Dybala e Lukaku hanno lavorato come animali senza palla, senza questo atteggiamento rischi di prendere imbarcate”.
DE ROSSI IN CONFERENZA STAMPA
Cosa le dirà suo padre?
“Purtroppo non hai la fortuna di conoscere mio padre. Lavora nel mio stesso posto, che è grande ma non è immenso, e in questi 50 giorni lo avrò visto due volte. Quando passa vicino al campo scappa come se avesse rubato qualcosa. L’altro giorno l’ho beccato al bar e mi ha detto ‘non sapevo fossi qua, me ne vado’, gli ho detto di stare tranquillo. Non mi parla quasi mai di calcio, non lo faceva quando giocavo e non lo fa adesso e credo che non lo faccia perché un po’ abbia fiducia e un po’ per non mettermi confusione. Ogni tanto lo chiamo io, parliamo di gestione delle risorse umane ma tatticamente parliamo poco. Sono suo figlio, quindi tanti dei complimenti che mi fate nascono dal fatto che io abbia ereditato da lui la passione per questo lavoro, tante idee calcistiche e forse anche l’essere in grado di relazionarmi con la gente. So che lui è molto schivo, non gli piace parlare di questo ma è felice sicuramente. Viene allo stadio perché quando giocavo non veniva quasi più, ha ricominciato a venire e mi fa piacere che si stia godendo insieme a me, anche se in silenzio e in disparte, questi primi miei 50 giorni”.
Nella preparazione della partita sapeva ovviamente che ci sarebbero stati dei momenti in cui il Brighton avrebbe tenuto il pallone e Spinazzola sarebbe stato costretto a chiudere su Welbeck, ma probabilmente il suo obiettivo era avere il possesso del pallone.
“Quando giochi contro squadre brave a gestire la palla devi cercare di fargliela giocare il meno possibile, mentre ad altre squadre puoi lasciargliela di più. Loro sono bravi, sanno giocare e nel secondo tempo ci hanno fatto giocare un po’ meno. Anche i nostri giocatori sono molto forti, giocare uomo a uomo sarebbe stato un braccio di ferro che alla fine avremmo potuto vincere. A coraggio si risponde con coraggio. Il Brighton mi piace, così come l’allenatore. Ma ero sicuro che se avessimo fatto una partita come quella di stasera avremmo vinto e così è successo. Hanno avuto occasioni, il punteggio è troppo largo, ma abbiamo meritato la vittoria e fatto una grande partita”.
Nella loro costruzione 3+2 ha messo un quadrilatero forzando la ricerca dei loro attaccanti con la palla, pensando che le caratteristiche dei suoi difensori le avrebbero consentito di disinnescare il pericolo? Aveva pensato così senza palla?
“Sì, poi il risultato fa la differenza anche nei giudizi della partita. Loro hanno tirato in porta, hanno tirato più di noi. Poi c’è un portiere che para, fa parte della squadra anche lui. Eravamo 5 contro 5, cercavamo di mandarli nella parte dove eravamo più solidi ma senza indirizzare troppo, perché squadre così le indirizzi da una parte e vanno in quella opposta. È uno dei punti cardine del gioco di De Zerbi: decide dove va la palla, dove giocarla e decide quando e come entrare dentro la tua pressione. Bisognava accettare il duello uomo a uomo, bisognava giocare ma anche portarli nella nostra metà campo e andare in verticale dove abbiamo giocatori che inventano”.
Paredes sembra un altro giocatore. La sua palla verticale era preparata?
“La palla che ha dato in occasione del gol non era preparata. Sapevamo che avremmo avuto tanta pressione addosso e che avremmo dovuto trovare un po’ di tempo per ragionare, ma davanti avremmo trovato dei duelli uomo contro uomo e i nostri sono forti. Io devo mettere le qualità dei miei giocatori davanti a tutto il resto ed è andato tutto benissimo. Paredes è un giocatore forte, ha giocato nel PSG e nella Juventus. In allenamento corre e va forte, io lo stimolo e ho un rapporto di confidenza tale che posso permettermi di prenderlo in giro davanti al resto dei compagni, evidenziando qualche lacuna difensiva e tattica. Scherzando stimolo gli aspetti che voglio che lui migliori. Sono contento di lui, non capisco il vostro stupore perché è un giocatore di rango mondiale. Parlare solo di lui però sarebbe sbagliato, tutti hanno fatto una partita eccezionale”.
Colpito da Celik, questa prestazione sono figlie del suo atteggiamento psicologico verso i giocatori quando dice che sono forti e non scarsi?
“Non è che puoi prendere un giocatore scarso e digli ‘forte, forte, forte’ e poi va in campo e fa quella prestazione. Se uno è scarso, è scarso. Celik è uno dei giocatori più forti che abbiamo. Ha fatto una bella partita non perché io a livello psicologico dica quanto è bravo e tatticamente diventa forte, fa una bella partita oggi e bella a Monza e ogni volta negli spezzoni che gli ho concesso perché si allena a 2000. Quando non giocava, quando all’inizio gli preferisco Karsdorp o Kristensen o chiunque, lui stava lì col sorriso e non perché sia scemo, mi è venuto a parlare perché voleva giocare di più e pensava di poter dare tanto a questa squadra. E gli ho risposto come rispondo a tutti, cioè che faccio scelte scegliendo quelli che penso mi facciano vincere le partite. Non ho niente contro di lui e punto su di lui, mi è venuto a parlare anche l’allenatore della Turchia (Vincenzo Montella, ndr) dicendo che punta su di lui. Questo mentalmente può averlo aiutato, ma durante quel periodo in cui non giocava mai non abbassava di una virgola il livello degli allenamenti e il GPS a fine allenamento scottava. Questo fa la differenza. Poi uno reagisce col sorriso, uno col muso, un altro la prende bene e un altro si arrabbia un po’ di più, lo accetto perché sono stato giocatore. Io ero sempre titolare, se mi toglievi una partita non ero felicissimo. L’importante è andare forte in allenamento, devi andare forte in allenamento e poi quando lo fai riesci ad andare forte anche in partita. Non è retorica”.
Un suo collaboratore alcuni giorni fa ti ha detto ‘Le stiamo vincendo tutte ma siamo ancora quinti in classifica’. Si è chiesto dove sarebbe potuta essere la Roma con lei dall’inizio della stagione?
“Quella del mio collaboratore era una battuta per esprimere la frustrazione. Stiamo facendo bene, ma c’è ancora tanto da fare e io spingo tanto su questo tasto. Nonostante oggi abbiamo vinto bene, c’è tanto da fare, non è finita. Al ritorno dobbiamo essere perfetti dal punto di vista fisico e psicologico, se non lo saremo ci ribalteranno. Loro vorranno dimostrare che non c’è tutta questa differenza tra le due squadre e anche io lo penso. Non penso al passato e non ne parlo perché non sarebbe corretto. Da quando sono arrivato ho detto determinate cose perché le penso, questa è una buona squadra e deve fare più punti possibili. Le cose stanno andando bene, ma tutto può girare in un secondo. Dobbiamo continuare a lavorare molto forte e con la testa di una squadra umile, perché la presunzione fa andare piano sia la testa sia il cervello e non possiamo permettercelo. Tra pochi giorni affronteremo una grande squadra con un grandissimo allenatore, quindi non c’è tempo per festeggiare”.
DE ROSSI AI CANALI UFFICIALI DELLA ROMA
“L’abbiamo vinta perché le prestazioni dei giocatori che hanno giocato sono state speciali, nessuno escluso. Chi ha giocato ha fatto il massimo della prestazione che poteva fare e penso che siamo riusciti a portare a casa un risultato che, per quello che si è visto in campo e per quello che hanno fatto loro nel secondo tempo, forse è anche troppo ampio. Però penso sia una vittoria meritata perché nel primo tempo è stata una grande partita come piace a me. Nel secondo ci siamo un po’ abbassati, ma ripeto abbiamo visto tantissime partite del Brighton per prepararla e ogni tanto contro di loro si abbassava l’Arsenal, il Manchester City e il Liverpool. Sono forti, l’allenatore per me è fortissimo e c’è da rispettarli anche aspettandoli un po’ più bassi e cercando di essere più verticali”.
Ci sono due momenti: in uno Dybala recupera una palla in area di rigore della Roma e Celik al 26’ del primo tempo fa una giocata incredibile. Lavorare sulla testa di questi calciatori è stato il primo passo di questo percorso?
“Penso che l’allenatore debba lavorare sulla testa dei propri calciatori in qualsiasi sport. I grandi allenatori della storia di ogni sport scrivono libri e spiegano quanto la testa sia stata importante. Penso a Popovic, a Phil Jackson, Julio Velasco, Gian Paolo Montali. Sono persone di cui ho letto i libri e che spiegano che la testa nello sport fa tanto non solo per fare la partita ma anche per convincerli a correre un pochino di più in allenamento, ad allenarsi un po’ più serenamente e più forte. Non sto dicendo che prima non lo facessero, so che ogni tanto le mie richieste possono essere pesanti ma se tu ci lavori di testa e gli fai capire che questa è la strada giusta, e poi se trovi pure qualche risultato che ti aiuta a convincerli, sei a dama. Ancora non abbiamo fatto niente ma siamo ad un punto buono”.