Dopo il derby vinto, spazio all’Europa League.Domani sera la Roma è ospite del Milan a San Siro nel primo atto dei quarti di finale della competizione europea. Alla vigilia del match direttamente da San Siro il tecnico giallorosso Daniele De Rossi e Paulo Dybala sono intervenuti in conferenza stampa.
L’intervento di De Rossi:
Qui ha giocato tantissime volte, quali sono i suoi pensieri da tecnico?
“Ero lo stadio che volevo rivisitare di nuovo, lo dicevo prima in macchina e l’ho detto in una delle prime interviste: mi era dispiaciuto che avessimo già giocato fuori casa con Inter e Milan, ma il fato e il percorso in Europa ci ha permesso di tornare qui. È lo stadio che forse mi trasmette qualcosa di diverso rispetto agli altri, a parte i due stadi che ho sentito miei nella mia carriera, uno qui in Italia e uno in Argentina. È un posto magnifico per fare calcio, trasuda gloria, la gente ha visto grandi calciatori e grandi notti di calcio. Siamo contenti di stare qui”.
È un vantaggio giocare la prima fuori?
“Si è sempre detto quanto fosse meglio giocare la seconda in casa, senza i gol in trasferta il divario si è assottigliato. È un po’ la storia del calendario, devi giocare contro tutti. Devi essere pronto, al di là del calore e del discorso esterno, a preparare la partita sapendo che ce ne sono due”.
A che punto è Smalling? Quanto può giocare: 30 minuti, 60′ o 90′?
“Sta bene, si allena con noi e l’ho fatto entrare non per dargli minuti ma perché pensavo avessimo bisogno di lui, della sua qualità difensiva. Il discorso di gestire era riferito al fatto che domani non avremo Huijsen che non è in lista e Ndicka squalificato. Rischiandolo dall’inizio si ha sempre il dubbio di ritrovarsi a giocare la partita successiva con solo due centrali, cioè Mancini e Llorente. Quello era stato il pensiero, ora faremo le decisioni in base a quello che pensiamo sia giusto per la partita. Lui sta bene, può giocare come tutti gli altri, si allena forte e ultimamente molto più forte di prima. Siamo soddisfatti del suo recupero, di come si è allenato nella prima parte, dal rientro dal secondo infortunio e la riatletizzazione, sono molto contento di lui”.
Quante ore di sonno le ha tolto la preparazione della partita e la fascia sinistra del Milan?
“Siamo consapevoli della forza dei giocatori del Milan e che quei giocatori lì fanno male a fanno male a chiunque, non solo a noi. Il discorso non è legato a Dybala, ma a sapersi muovere e arrivare con i tempi giusti. Se uno ha la fortuna di allenare un giocatore così deve chiedergli sacrificio, corsa, impegno e duelli vinti, ma non deve neanche snaturarlo troppo e a rovinare la condizione atletica e mentale per farlo correre dietro agli altri, ma anche loro avranno tanta paura di lui. Ho una foto sul telefono non so da quale sito Instagram, ha vinto 9 duelli nel derby e ha lottato da leader vero, per me vale tantissimo. Non è mai abbastanza, è il dovere di tutti. Quando vedi giocatori di qualità diversa dagli altri buttarsi col sedere a terra, con questo trasporto sia in campo e in panchina, ci possiamo sentire tranquilli. Poi sta a me dirgli dove, quando e come fare la guerra e non metterlo a fare tutta la fascia con Theo Hernandez”.
Cosa teme del Milan? I tre mesi dal punto di vista umano?
“Del Milan temo la grandissima qualità dei giocatori e il loro gioco, conosco da tanti anni Pioli. Lo ammiro, l’ho conosciuto che allenava una squadra piccola e portava punti in una certa maniera, l’ho rivisto in una squadra più grande, il Bologna, e si era evoluto in base alla qualità dei giocatori. Poi Lazio e lo scudetto col Milan, si è sempre evoluto e migliorato, sempre al passo con la squadra che aveva. Il Milan è armonico, al di là dei momenti di difficoltà che hanno passato qualche mese fa, ha ritrovato condizione e quando vince gioca bene. Serve una grande partita dal punto di vista del gioco, del carattere e della personalità, cercando di portarli a giocare dove non gli piace. Questi mesi non mi hanno cambiato, mi rendono ogni giorno felicissimo. Non mi cambia la maniera di affrontare la vita. Una volta ho parlato del nostro fatalismo a Roma. Mi sono reso conto che anche io facevo lo stesso esercizio deviato con me stesso: questa squadra non ti vuole e non ti prende, ha scelto un altro allenatore. Tutte le porte in faccia prese in 7-8 mesi mi hanno portato qui. Bisogna rendersi conto di quanto si è fortunati, la fortuna è una parte importante nella nostra vita e nella fortuna, o al momento della fortuna, bisogna dimostrare il valore. Ogni tanto ci piangiamo addosso, ma se guardo la mia vita privata e professionale è andato sempre quasi tutto bene”.
Sente di poterla giocare allo stesso livello del Milan?
“Grazie a Dio domani non ci sarà un peso di classifica, un vantaggio da recuperare. Sono due competizioni diverse. Se negli ultimi x anni hanno fatto più punti di noi va riconosciuto come valore universale. Siamo qui e dobbiamo giocarci il passaggio del turno. Ho letto che la Roma non avrebbe nulla da perdere, ma non è così: la Roma ha tutto da perdere, non siamo qui a fare le comparse. In campionato puoi pensare che vieni a giocare qui pensando che in ottica Champions un pareggio sarebbe buono, ma qui non esiste il pareggio. In una maniera o nell’altra, analizzando il potenziale della Roma e del Milan, dobbiamo provare a vincere domani o comunque provare a portarci al prossimo turno a Roma”.
Conoscendo questa piazza ha dovuto placare la sbornia da derby? Come sta Mancini fisicamente e per le polemiche di questi giorni?
“Sono partito subito aggressivo con loro sul fatto di rimanere con i piedi per terra, quella vittoria a volte ci ubriaca un po’ e ci fa pensare di essere troppo bravi, perché la gente la festeggia come se avessimo vinto 10 partite perché per loro vale 10. Ma non c’è stato bisogno: erano tutti allegri ed è quello che chiedo, di avere grande entusiasmo che è quello che chiedo, di sorridere che è quello che chiedo e in campo sono andati forte e si sono messi a disposizione, hanno fatto il recupero. Ho grandissima fiducia in loro, vederli sorridere di più non mi fa vedere i fantasmi o pensare che possano essere leggeri. Giochiamo una partita altrettanto importante. Se avessimo giocato con l’ultima in classifica, avevo più paura. Ma non trovi stimoli di nuovo dopo quattro giorni in un quarto a San Siro sarebbe grave. Mancini sta bene, non ha contraccolpi, è felicissimo e ha accettato come tutti la decisione del Giudice Sportivo. Ho visto che si riuscirà a tirare anche una somma per fare beneficenza, ne sono felice. Faccenda chiusa, roba di derby. Sta bene mentalmente e fisicamente, non potrebbe essere diversamente quando si decide un derby in quella maniera e si diventa paladino della città”.
L’intervento di Dybala:
I tuoi ultimi allenatori sono stati Allegri, Mourinho e De Rossi. Cosa ha di diverso De Rossi?
“Penso che a differenza degli altri due allenatore Daniele stia iniziando, il paragone è difficile perché hai nominato due allenatori che hanno vinto tantissimo e hanno tantissime panchine ad alto livello. È difficile fare un paragone, ma vedendo ogni giorno come allena, cosa trasmette e cosa ci dà, perché da quando è arrivato c’è un entusiasmo molto alto, sono sicuro che se ha questa voglia che ci trasmette ogni giorno ha tutte le carte per arrivare ai livelli di Allegri e Mourinho”.
Che momento è per la Roma?
“Credo che stiamo attraversando un momento di fiducia, un momento positivo. Vincere il derby aiuta a preparare le cose durante la settimana con più allegria e serenità. Affrontare una partita come questa contro il Milan è una bella prova anche per noi, sapere dove siamo, come stiamo giocando sapendo cosa ci chiede e cosa stiamo dando. Domani sarà una bella partita da giocare”.
Il finale di stagione quanto può condizione le tue scelte e quelle della società?
“Scelte?”.
Le scelte su restare a Roma o andare via, non hai rinnovato il contratto.
“Con Daniele ci troviamo benissimo, ovviamente alcune scelte non dipendono da me né da lui. È un lavoro della società. Siamo contenti del lavoro che sta facendo e tutti state vedendo il risultato. Ci farebbe piacere continuare a lavorare con lui. Sul mio futuro dovremo parlare con la società e sapere quali intenzioni ha, ma adesso dobbiamo parlare della partita e dobbiamo pensare a quello che stiamo facendo perché è un momento molto positivo. Abbiamo molte partite difficili e importanti per il nostro futuro, tutti sappiamo quale competizione vogliamo giocare il prossimo anno”.
Come stai in questo momento?
“In questo momento mi sento benissimo, credo di essermi allenato bene in settimana (interviene De Rossi: “Non lo diciamo, l’ultima volta…”, ndr). Mi sento bene. Poi il mister decide chi gioca e per quanti minuti. Sono al massimo della disposizione del mister, spero di continuare così”.
Quanto vi ha toccato il lato umano del mister?
“Essere leader di una squadra e aiutare i compagni è bellissimo. Cerco di dare il meglio di me ogni giorno dentro e fuori dal campo, di aiutare i più giovani e parlare con i capitani della squadra. È una grande responsabilità e cerco di migliorare, ogni giorno si può migliorare. Conoscevo il mister un po’ prima. A Roma tutti conoscono il mister e lui conosce la piazza e quello che i tifosi vogliono, credo che non ci sia uno migliore di lui per poter caricare la squadra in questi momenti per poter dare qualcosa in più e poter affrontare le partite nel migliore dei modi”.
Senti l’urgenza di dare qualcosa che resti in bacheca a questo popolo?
“Perdere una finale è una delle cose più brutte, quasi la più brutta, che ti può succedere nel calcio. Ne ho perse tante e ne ho vinte altre. Ci tenevo tanto a vincere a Budapest, il percorso che abbiamo fatto è stato bellissimo, siamo arrivati in maniera grandiosa, siamo stati molto vicini a vincerla e purtroppo non è arrivata la vittoria. Quel gruppo sarebbe rimasto nella storia della Roma. Purtroppo ho perso una finale di Champions e ho provato le stesse sensazioni, è brutto giocare e perdere due finali europee. Ma il calcio ti dà sempre una rivincita, speriamo che sia quella di quest’anno”.
Il modo di giocare con De Rossi ti favorisce anche da un punto di vista fisico?
“Il mister mi dà molta libertà per muovermi e cercare di trovare superiorità in certi punti del campo, senza abbassarmi tanto perché poi è lunga per arrivare in aria, soprattutto con giocatori sulle fasce e in velocità. Vedete voi i dati, per me l’importante è stare bene fisicamente, giocare, aiutare i compagni e fare quello che mi chiede il mister. Il suo modo di giocare ha aiutato un po’ tutti, abbiamo una squadra con giocatori di buon piede, che possono giocare ad uno o due tocchi, attaccare la profondità. Lo stile di gioco mi aiuta e magari avendo più la palla abbiamo più possibilità di segnare e i numeri crescono per tutti”.