Daniele De Rossi ha rilasciato una lunga intervista al canale youtube di Dazn, raccontando i suoi primi mesi da allenatore della Roma e parlando della squadra che sarà. Le sue parole: “L’estate da calciatore è diversa. Prima venivo un paio di giorni prima del raduno, mi rimettevo in sesto con grande calma. Ora arrivi almeno 10 giorni prima; sono rimasto qui tutta l’estate e devi pensare a tutto. Il lavoro inizia molto prima, devi essere pronto per tutto e sapere che la pressione sarà tanta. Mi è piaciuto moltissimo e mi sento nato per fare questo lavoro. Farlo all’inizio è la cosa più bella, ti fa sentire in controllo della tua squadra. Magari col tempo staccherò un po’ prima, mi prenderò un po’ di vacanza. Stavolta ho fatto tutta una tirata dallo scorso anno, ma c’era da ricostruire e io stesso dovevo testarmi come allenatore”.
Sui giochi di calcio…
“Una volta esisteva Football Manager, noi lo chiamavamo Scudetto. Era pieno di questi giochi, e noi eravamo sempre dentro al gioco; lo facevamo diventare una parte importante dei nostri pomeriggi, non c’era la PlayStation. Il gioco di calcio manageriale era il mio preferito; con i miei amici, d’estate, rinunciavamo al mare e ognuno si creava la propria squadra. Ogni tanto usavo come nome quello del mio allenatore dell’Ostiamare, ma il più delle volte sceglievo la Roma e facevo l’allenatore della Roma. A me poi è capitato davvero, spero di essere un po’ più bravo rispetto a Football Manager; lì ogni tanto spegnevo e riaccendevo senza salvare, così le partite perse non si contavano (ride, ndr). Qui devo chiedere se è possibile farlo, ma temo di no”.
Sulla nuova Roma che sta nascendo…
“Una squadra più tecnica, con più qualità e che tiene la palla più spesso. La perde con meno facilità e non in fase di costruzione. Una squadra con grande gamba può recuperare palla più spesso, più velocemente. Questo ti permette di essere più dominante dal punto di vista del ritmo e del possesso palla. 2+2 non sempre fa 4 nel calcio; le idee le hanno tutti, sarà una bella sfida. Il calcio sta andando in quella direzione, si cerca la fisicità mischiata alla qualità”.
Su Pellegrini…
“Ogni stagione può essere quella del salto di qualità, non vale solo per Lorenzo ma per tutti. La mia carriera mi ha insegnato che anche a 30 anni puoi migliorare e imparare qualcosa. Onestamente, da tifoso l’ho accompagnato in questo suo percorso con un paio di messaggi all’anno, qualche chiamata, ma senza stargli troppo addosso. A gennaio ho rincontrato un uomo vero, un capitano vero, un atleta incredibile. Nei 6 mesi finali della passata stagione ha fatto prestazioni importanti, sia dal punto di vista realizzativo che tecnico. Ripartiamo da lì: il finale di stagione è andato in calando per tutti, anche per lui, ma è anche vero che l’ho spremuto fino all’ultimo. Quest’anno sta lavorando alla grande, sta dando una mano ai giovani. Sia lui, che Mancini, che Cristante stanno facendo quello che gli ho chiesto anche lo scorso anno, ossia aiutare i giovani negli errori, quando vanno in down. Sono soddisfatto di loro, sono una parte fondamentale dello spogliatoio. Ci metto anche El Shaarawy, che ha un carattere più taciturno, ma è un uomo di riferimento”.
La lotta per l’Europa?
“Ci sono squadre forti, lo stesso Bologna, che poteva sembrare un exploit, ha preso un altro grande allenatore dopo Thiago Motta. Italiano sa come lavorare, è un allenatore molto preparato. Poi ci sono tutte le altre: il Milan ha fatto uno squadrone, la Juventus idem, e l’Inter è impossibile non nominarla tra le favorite. Credo che anche la Lazio abbia una squadra molto logica, con grande gamba e fisicità; ha inserito giocatori che la migliorano. Anche noi stiamo lavorando per migliorarci e sono sicuro che ci riusciremo. L’Atalanta ormai è una realtà internazionale. Il Napoli lavorerà sia sulla qualità dei giocatori sia con l’allenatore, ma soprattutto sulla voglia di rivalsa. La Fiorentina, come sempre, c’è. Ci sono 8-9 squadre, sarà dura tenerne 4 al di sotto di noi”.
Su Soulé…
“Al suo primo campionato ha fatto qualcosa di incredibile, i dati dimostrano che ha ottenuto numeri superiori rispetto ai suoi pari età, tra i più forti del mondo, giocatori che militano nelle squadre più prestigiose. Dal punto di vista dei dribbling riusciti e dei passaggi chiave, li ha persino superati. È stato facilitato dal fatto che giocava in una squadra dove era il giocatore più importante e allenato da un grande allenatore. Secondo me, il piccolo calo è dovuto all’età, ma anche al calo della squadra, che nella seconda parte ha fatto fatica. Quando ho preparato Frosinone-Roma lo scorso anno, ho detto ai ragazzi di stare addosso a Soulè perché è un giocatore che può diventare un fenomeno. Ho parlato con Leo, con lui stesso, e anche con il suo procuratore, che conosco da molti anni: portò Samuel qui a Roma. L’inserimento è stato agevolato dal fatto che siamo veramente un bel gruppo. Sia Paredes che Dybala lo hanno aiutato molto, gli argentini fanno molta “famiglia” e si sostengono a vicenda. Lo vedo completamente integrato nel gruppo, con tutti. È un ragazzo con la faccia pulita, con gli occhi da argentino verace; ne ho conosciuti tanti lì e ho visto la fame che hanno di giocare a calcio e diventare campioni. Lui, oltre alla qualità, ci mostrerà anche tanta voglia, che ha dimostrato anche in fase di scelta”.
Dovbyk?
“Un giocatore che ha alle spalle stagioni con tanti gol, soprattutto l’ultima, con una squadra che non era costruita per arrivare così in alto. Lui, insieme a Savio, è stato l’artefice principale della cavalcata del Girona. È un giocatore importante dal punto di vista realizzativo, ma anche per la profondità e lo spazio che ci dà alle spalle della difesa avversaria. Ci può aiutare a tenerci più corti e a respirare quando ci troveremo in difficoltà”.
Buba Sangaré?
“È stata una scelta più societaria che mia. Non lo conoscevo bene, ma mi hanno garantito che fosse un buon giocatore. Ho guardato un video al volo e ho detto: ‘In futuro diventerà un giocatore importante’. Quando ci lavori, ti accorgi che questo futuro potrebbe essere anche più prossimo; è un giocatore di una qualità incredibile, con un dinamismo straordinario. Deve lavorare tantissimo tatticamente; si vede che è istintivo, è classe e talento puro. Va a duemila all’ora, ma tenerlo in linea con il resto del reparto è più difficile. Ci dobbiamo lavorare, ma giocherà a calcio ad occhi chiusi in Serie A. Ha sempre il sorriso stampato in faccia e la voglia di giocare, ha rubato il cuore un po’ a tutti”.