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Conferenza stampa, JURIC: “Giorni di litigi pesanti, ma può essere una svolta. I giocatori devono pensare a giocare, se non sono convinti di me me ne vado ma non mi risulta”

Dopo la pesante sconfitta per 5-1 rimediata in trasferta contro la Fiorentina, la Roma torna allo Stadio Olimpico per la delicata sfida interna contro il Torino. Come di consueto il tecnico giallorosso Ivan Juric ha parlato in conferenza stampa alla vigilia di questa sfida importante per la Roma e per il suo futuro. Le sue parole.

Domani ci sarà una partita delicatissima contro il Torino, la Roma ci arriva all’undicesimo posto dopo un crollo a Firenze non solo emotivo ma anche tecnico. Che tipo di cambiamenti ha in testa dopo una partita del genere?
“Hai detto bene, un crollo emotivo secondo il mio punto di vista. Dopo 40 giorni di buon lavoro dove ci sono state tante belle prestazioni mi aspettavo grande passione davanti, invece c’è stato un crollo totale che da un senso può essere una svolta in positivo. Meglio perdere così che perdere 1-0 e nascondere qualche problema che si cova da anni o da tempo, poi se raccogliamo bene tutto quello che è successo può essere una svolta come lo è stato per il Milan quando prese 5 gol dall’Atalanta con Pioli, anche lì disse che cominciarono a lavorare nella giusta direzione”.

Il Torino sta facendo un buonissimo campionato, è una squadra che conosce molto bene. In una serata come quella di domani si fa molta attenzione alla parte tattica o si lavora anche sulla testa?
“Il Torino ormai è consolidato, penso che là abbiamo fatto un bel lavoro per tre anni e ora Vanoli sta facendo bene, ci sono tanti giocatori cresciuti che stanno bene, acquisti buoni, stanno facendo un buon campionato. E’ una squadra di valore e idee, bisogna stare attenti su tutti i particolari, sia a livello tattico che emotivo bisogna stare preparati”.

Lei percepisce questa strana atmosfera da ultima spiaggia come se fosse la sua ultima possibilità di meritarsi la Roma? Tre anni fa al suo posto c’era José Mourinho, dopo la sconfitta contro il Bodo lui non convocò quattro giocatori che restarono fuori rosa, alcuni definitivamente. E’ quello lo stile che si può adottare, cambiare e rivoluzionare tutto?
“Alla prima domanda non ci penso proprio, mi fate queste domande ciclicamente perciò non mi preoccupo, faccio il mio lavoro e poi quello che succede succede. Penso che la rosa della Roma non può permettersi esclusioni, anzi bisogna portare tutti dentro il più possibile, capire il significato della maglia, del posto e di quello che bisogna fare. Non escludere, ma far presente cosa bisogna fare in questo momento”.

In questi giorni sono emerse tante voci su quello che è successo negli spogliatoi di Firenze, alla luce di quello che è successo anche sul campo, vede un gruppo convinto del progetto della Roma? Quello che ha visto può influire sulle scelte di formazione di domani?
“Sono stati giorni di litigi pesanti, però è meglio che sia successo, è uscito tutto quello che era accumulato. Penso che in questi due giorni, sia con litigi che discussioni, abbiamo indirizzato la barca almeno a livello di pensiero, quello che devo fare io e la squadra, su cosa deve essere concentrata e tutto il resto. Anche il mio carattere preferisce questo scontro, per andare avanti a testa alta invece che fare chiacchiere alle spalle. Cercherò di mettere la miglior squadra possibile sul campo pensando a come vincere la partita, per me è tutto chiuso, 0-0 e si riparte alla grande. Ieri li ho visti giusti e convinti, magari meglio così che perdere 1-0 e continuare questo tran tran, è un momento importante per tutti quanti”.

Cosa c’era di accumulato, quali sono i rancori di questa squadra? Non si capisce perché questi giocatori abbiano qualcosa contro di lei o De Rossi.
“Penso che deve rimanere tra di noi, ho detto che ci sono stati litigi e scontri ma tutto rimane tra di noi. Non voglio parlare di questo”.

Torno sulle parole di Pellegrini: “Dobbiamo guardarci negli occhi e dirci la verità”. Vi siete guardati negli occhi? Che verità vi siete detti?
“Ci siamo detti la verità, magari all’inizio in modo violento ma poi più ragionevole. Il mio punto di vista è che io sono l’allenatore e devo allenare e concentrarmi sul lavoro di allenatore e preparare la squadra, il medico deve prendersi cura dei giocatori e tutto il resto. Il giocatore deve giocare, per me è molto semplice, arrivo alla partita e gioco, non penso ad altro, devo pensare a come stopparla, la posizione del corpo, così come io devo pensare a come far giocare la squadra il meglio possibile. Ognuno di noi qua ha un lavoro preciso e deve occuparsi di questo, non di altre cose, la definizione dei ruoli è importantissima secondo me, ognuno deve fare il suo e concentrarsi su quello su cui può incidere”.

In questi confronti di cui lei ha parlato, sono emerse delle differenze di vedute tattiche? Ci dobbiamo aspettare dei cambiamenti andando incontro alle esigenze di alcuni giocatori, oppure si continua sulla strada intrapresa in questi 40 giorni?
“In sette partite hai preso cinque gol, se vogliamo fare un paragone col Torino con questo modo di giocare lo scorso anno ha preso 36 gol e la Roma 46. Per me sono solo scuse, se non sono convinti i giocatori me lo possono tranquillamente dire e me ne vado, ma non mi risulta, mi risulta che vogliono fare bene. Guardando gli errori che hanno fatto a Firenze che vogliono migliorare, perché porta tanti benefici, si può fare benissimo, hanno tutte le caratteristiche per fare alla grande sia la fase di possesso che di non possesso, in questo non vedo nessun tipo di problemi”.

Ha sentito la proprietà in questi giorni? Facendo riferimento alle parole di Pellegrini, lui ha parlato di vuoto organizzativo, all’interno di questi confronti ha sentito lo stato d’animo di una squadra che si sta sentendo abbandonata senza una struttura societaria?
“Col presidente abbiamo contatti, abbiamo parlato di tutte le cose. Queste sono tutte cose che tolgono il pensiero sul campo, rimango della mia idea: io devo allenare, il dottore deve curare, il giocatore deve giocare. Come ho detto il primo giorno, guardando tutta l’organizzazione, non vedo mancanze, anzi preferisco che la società responsabilizzi me, il direttore e i giocatori. Tutto il resto è distrazione, ognuno ha il suo, deve lavorare forte, con grande umiltà, secondo me questa è la cura per uscire da questa situazione. Dopo una sconfitta così ci si chiarisce tutto”.

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