(C. Zucchelli) – La parata provvidenziale su Denis all’Olimpico. E poi quelle su Borriello prima e Jorquera poi a Marassi. Ma anche un feeling coi compagni che cresce di giorno in giorno, così come la sua comprensione dell’italiano. Un buonumore che raramente gli si era visto in faccia, perlomeno a Trigoria, e una sicurezza che per la Roma non è importante, ma decisiva. Perché decisivo, nelle ultime due vittorie, è stato Maarten Stekelenburg.
Giusto celebrare chi segna, giusto celebrare chi difende, sacrosanto parlare di chi fa di tutto e di più (cioè Totti) ma non si possono, dopo tutte le critiche dell’anno scorso e dell’inizio di questa stagione, non notare i miglioramenti del portiere olandese. Forte è sempre stato forte. Titolare dell’Ajax, titolarissimo della nazionale olandese vice campione del mondo, Stekelenburg è stato corteggiato sempre da grandi club. Ma vuoi per scelta di vita, vuoi per scelta professionale, non aveva mai voluto lasciare Amsterdam fino alla scorsa estate. La Roma, anzi Luis Enrique, un anno avrebbe preferito Kameni, ma la Roma, cioè Baldini e Sabatini, hanno deciso di puntare su Stekelenburg. E lo scorso anno la scelta non sembrava poi così azzeccata: qualche buon intervento, tante imprecisioni, poca sicurezza sua e dei compagni, gol incassati a raffica, espulsioni, rigori e una confidenza col calcio italiano che lasciava a desiderare. Non a caso in estate si parlava di cessione. Non erano solo voci. Sia la Roma sia Stekelenburg avevano preso in considerazione l’idea. C’era il Tottenham che lo voleva, ma offriva poco e a Trigoria nessuno voleva svenderlo. Così Stek, un po’ per scelta un po’ per necessità, è rimasto al Bernardini. E pazienza se è arrivato un altro portiere, Goicoechea, richiesto espressamente da Zeman.
L’olandese, col boemo che ama occuparsi molto anche dei portieri, e col preparatore Nanni, si è messo sotto. Ha iniziato male la stagione, sia con l’Olanda – ha sulla coscienza il ko contro il Belgio – sia con la Roma. Da ricordare, anzi da dimenticare, gli errori (o orrori) contro Atalanta e, in misura minore, Juventus. Poi però qualcosa è cambiato. Lui è cambiato, tornando ad essere quel numero 1 affidabile che era fino a dodici mesi fa. Se gli abbia fatto bene la concorrenza o se siano stati decisivi i miglioramenti fisici – la spalla che lo tormentava lo scorso anno è guarita – non si sa. Nelle ultime partite Stekelenburg è stato una sicurezza. In porta, nelle uscite sia alte sia basse, nel dare indicazioni ai compagni di difesa. Ride e ride spesso, adesso. Nel tunnel di Marassi, qualche minuto prima della partita, si vede lui che scherza con un compagno. Ride, fa finta di dargli un pugno sulla testa, poi si gira, si concentra ed entra i campo. Sui gol del Genoa non può nulla ma quando può, Borriello e Jorquera, fa. Fa tanto e bene. E tiene in partita la Roma. Tanto che quando lascia il campo viene abbracciato da tutti. E lui, ancora una volta, sorride.