29/08/2011: la Roma presenta Pablo Daniel Osvaldo. L’attaccante italo-argentino, reduce da due ottime stagioni all’Espanyol, fortemente richiesto dal nuovo tecnico Luis Enrique, viene ceduto ai giallorossi che riescono a soffiarlo all’Atletico Madrid (che poi prenderà Radamel Falcao) per 18 milioni di Euro. Nella conferenza stampa di presentazione, nella data di cui sopra, a specifica domanda “Si è parlato del costo del tuo cartellino, molto alto, in un periodo in cui si spende poco. Ti pesa questo?”. Risposta non proprio umile: “No, mi avete pagato poco”. Eresia, sciocchezza, soprattutto per una piazza dove, se spendi poco non ci stanno soldi, se invece si spende tanto per un giocatore questo spesso diviene “sopravvalutato e, per giunta, nel caso di Osvaldo, intruppone“.
La punta azzurra nel primo anno giallorosso ha collezionato 26 presenze e 11 gol. Poche le presenze, conseguenza di espulsioni, infortuni ed esclusioni dell’allenatore. Molti i gol se si pensa che il giocare non ha mai siglato una doppietta. “Troppo poco però per quanto speso”, urlano i detrattori.
La sua permanenza in giallorosso, all’inizio della nuova stagione, è messa in dubbio dall’arrivo di Mattia Destro e dai quotidiani che ogni giorno danno l’italo-argentino già con le valige in mano. Il nuovo tecnico Zdenek Zeman, però, blocca sul nascere un’eventuale trattativa per la cessione. Il motivo? Parleranno poi i numeri: nelle prime otto giornate di campionato, Osvaldo disputa 4 incontri siglando 5 reti. Media gol di 1,25 a partita (gol totali in due anni con la Roma 16 in 25 presenze, media 0,64). Nell’ultimo match giocato dalla Roma, contro il Genoa nella vittoria in rimonta per 2-4, riesce a mettere a segno la sua prima doppietta in giallorosso. L’esclusione per motivi disciplinari con l’Atalanta, motivati dal tecnico boemo con scarso impegno in settimana, e le polemiche che poi ne sono seguite (in quei giorni Osvaldo già era dell’Inter e della Juve), gli hanno fatto senz’altro bene poiché, prima sigla il momentaneo 2-1 nella sfida contro l’Armenia,valida per le qualificazioni mondiali a Brasile 2014, poi, come detto, la sua prima doppietta in maglia giallorossa: distratto per quasi un tempo, alla prima palla buona scarica in rete la rabbia covata in due settimane con una girata al volo di destro (con tanto di dedica alla mamma), raddoppiando poi nel secondo tempo con un colpo di testa. Un attaccante vero e di razza.
Forse sarà per l’esuberanza, forse sarà per l’aspetto alle volte svogliato, troppo “spavaldo” o forse il tentativo di imitare Batistuta e Johnny Depp, ma sta di fatto che Osvaldo è un giocatore per il quale di può provare solo “amore o odio”, non ci sono vie di mezzo. Segnare tanto, come sta facendo, è da attaccante vero, come quello che magari per 89′ non si vede, ma dal 90′ al 94′ fa due gol. Si dice che con Zeman segna tanto quasi chiunque (Vignaroli Dixit), ma gol come quello annullatogli lo scorso anno con il Lecce, quello con il Catania (ambedue in rovesciata), quello a pallonetto con l’Inter o l’ultimo al volo con i liguri, non sono da tutti e se continuerà così, lo diciamo a bassa voce, 18 milioni sono e saranno davvero pochi per un attaccante potenzialmente da 20-25 gol a campionato.
Ps: Luis Enrique poco ha fatto di buono in giallorosso, ma qualcosa gli va riconosciuto: ha imposto Osvaldo su Nillmar. Grazie Luis!
Giovanni Parisi