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GAZZETTA DELLO SPORT False partenze. Medicina Roma: “Allenare la testa”
(A. Pugliese) – Allenare la testa, per aumentare l’autostima e ridurre gli handicap. Il tutto per dire «basta alle false partenze», quelle che poi portano la Roma ad inseguire e soffrire da morire. Il primo campanello di allarme era arrivato con la Juventus, per poi riproporsi con l’Atalanta. I primi 20 minuti con i giallorossi in bambola, quasi paralizzati, come se avessero paura dell’avversario e dell’evento (leggi partita). E siccome tre indizi fanno una prova, ecco che il copione si è ripresentato a Genova, anche se stavolta la Roma ha ribaltato la sfida. «Una partita importante, dove non abbiamo mai mollato, neanche dopo il 2-0, dimostrando qualità — dice Pjanic, che con l’Udinese può tornare titolare, senza contare che voci (smentite) di mercato hanno parlato di uno scambio col Milan per Boateng — La Champions? È presto, ci serve continuità. Ma se giochiamo così, possiamo pensarci».
Motivazioni Ma perché la Roma parte sempre ad handicap? «Penso ci siano due fattori da considerare: la giovane età-media della squadra ed il riscaldamento pre-gara — dice il professor Alberto Cei, uno dei psicologi dello sport più famosi in Italia —. Il primo determina una scarsa esperienza sulla gestione mentale dell’approccio alla partita, il secondo è fondamentale per stimolare quegli stati d’animo capaci poi di creare le premesse giuste per affrontare al meglio l’evento agonistico».
Gioventù Già, ed infatti — da questo punto di vista — la Roma paga la giovane età di molti. «Il che può voler dire avere una scarsa convinzione nella propria capacità di saper porre in essere quello che Zeman gli ha chiesto prima. È un po’ come l’esame per gli studenti: puoi avere anche studiato tanto, ma quando arriva l’esame è lì che devi dimostrare e qualcuno può cedere ad ansia o emozione. Per riprendersi, serve uno choc emotivo, qualcosa che ti scuota, come i gol subiti con Juventus e Genoa o i rischi corsi con l’Atalanta. A quel punto scatta un altro meccanismo: ci si rilassa mentalmente perché tanto peggio di così non si può fare ed allora, paradossalmente, si riesce a fare quello che si deve. Non c’è più la responsabilità dell’errore. Il punto, però, è accorgersene prima della scossa».
Riscaldamento Ecco perché allora qualcuno ha puntato il dito sull’approccio alla partita: riscaldamento, gestione delle motivazioni, discorso pre-gara. «È fondamentale il riscaldamento, quei 30′ prima della partita — dice Cei —. È lì che bisogna lavorare sulla tensione di ognuno, nonché del gruppo. Creare stimoli positivi, che ti permettano di entrare subito nel meccanismo della partita. La voglia è uno stato d’animo e devi entrare in campo non perché “devi fare qualcosa”, ma perché “ti senti in grado di farlo”. Non è un lavoro facile. Del resto, se uno ha paura ma vede gli altri carichi si fa trascinare. Un po’ come il gol di Totti a Genova: decisivo, perché ha ricaricato mentalmente la squadra».
Autostima Già, ed infatti passare dal 2-0 al 2-4 può aiutare la Roma a crescere nel futuro. «Un successo che aiuta l’autostima, perché ti dimostra che puoi risorgere anche nelle situazioni peggiori — chiude Cei — Il punto è un altro: perché prendere sempre un cazzotto prima di dimostrare che sono capace di fare?». Il punto è proprio quello. «Bisogna allenare la testa, le situazioni di stress mentale, quando sei sotto pressione. È un po’ come saper tirare il rigore decisivo: Totti sarà sempre Totti, ma tutti ci possono provare. E migliorarsi».