Nel calcio di una volta, i numeri di maglia dei giocatori che scendevano in campo andavano dall’uno all’undici. La numerazione partiva dal portiere, il quale indossava la casacca con il numero 1, fino ad arrivare all’esterno d’attacco, il quale vestiva la maglia numero unidici. Allora, il 10 lo indossava il trequartista, ovvero il centrocampista più avanzato. Colui il quale aveva il compito di mandare a rete le punte. Poi, nel momento in cui è stato possibile scegliere a piacere i numeri delle maglie, il dieci è stato indossato dai caliatori di maggior classe e tecnica. Da qui il 10 ha smesso di essere solamente il simbolo che rappresentava un ruolo preciso nel campo di gioco. Il 10 è diventato il numero del campione, del fuoriclasse. Tutti i più grandi del calcio, da Zico a Pelè, da Maradona a Platinì, hanno indossato la maglia numero 10. Per molti il 10 è più di di un numero, è più di una maglia, è più di un calciatore. Il 10 è un’istituzione. Un’istituzione che nel calcio italiano sta perdendo sempre più valore, perchè come ha detto uno che il 10 ce l’aveva stampato sulla pelle come Gianni Rivera, “nel calcio la maglia con il numero 10 ha perso significato: se la può mettere anche il portiere, ed è un peccato”. Già, ha perso significato e di numeri 10, nel nostro campionato ce ne sono sempre di meno. E pensare che ne sono passati tanti, da Zidane a Baggio, da Seedorf, fino ad arrivare ad Alex Del Piero. Ad oggi, di numeri 10 con le caratteristiche da numeri 10, nel calcio italiano ne sono rimasti solamente due: Francesco Totti ed Antonio Di Natale. Due calciatori che oltre ad essere accomunati da tecnica e fantasia, sono simili anche nelle scelte: infatti entrambi hanno deciso di dedicare la propria carriera alla propria squadra del cuore. Due giocatori unici per caratteristiche tecniche e modo di giocare. Due top-players a cui il 10 scorre nelle vene prima di essere il numero delle loro maglie. E domenica sera i due si troveranno per l’ennesima volta di fronte, l’uno contro l’altro, sul manto erboso dell’Olimpico. Ma stavolta non ci sono solamente da conquistare i tre punti con le rispettive compagini. Stavolta ci sono una tradizione ed una storia da difendere. La storia del numero 10. Una storia che sino ad oggi è stata tramandata da campione a campione e che i due stanno continuando a scrivere a suon di gol, di giocate e di record. E la speranza è che un giorno, quando entrambi decideranno di appendere i propri scarpini al chiodo, possano passare il testimone a qualcun altro, nato anch’egli per portare quelle maglie così pesanti da indossare. Perchè numeri 10 si nasce, non si diventa…
FRANCESCO TOTTI
Francesco Totti nasce a Roma il 27 settembre 1976. Inizia a giocare a calcio nella Fortitudo all’età di sette anni. In seguito si trasferisce prima alla Smith Trastevere, dove disputa il suo primo campionato dilettantistico giocando due anni sotto età nel campionato esordienti e poi, nel 1986, alla Lodigiani. Nel 1989, a 13 anni, passa nelle giovanili della Roma. Nella squadra giallorossa apprezza il capitano di quel periodo e suo idolo sin da bambino, Giuseppe Giannini. Nel 1993 conquista il suo primo successo: lo scudetto Allievi. Con Luciano Spinosi, in Primavera, vince una Coppa Italia. Dopo tre anni di settore giovanile alla Roma, nella stagione 1992-1993 Totti entra nel giro della prima squadra grazie a Boskov, che lo fa esordire in Serie A a 16 anni il 28 marzo 1993, nei minuti finali della partita Brescia-Roma (0-2). Nella stagione 1994-1995 Totti realizza la sua prima rete in Serie A (4 settembre 1994)nella partita contro il Foggia. Grazie a Mazzone prima e Zeman poi, Totti cresce sia a livello tecnico che mentale, tanto da diventare il capitano della squadra. Nella stagione 2000-2001, sotto la guida di Fabio Capello, il capitano giallorosso riesce a coronare un sogno che aveva sin da bambino: vincere lo scudetto con la maglia di cui era tifoso. Campione del Mondo nel 2006 e Scarpa d’Oro nella stagione 2006-2007, Francesco Totti vanta ad oggi 648 presenze e 272 reti in gare ufficiali con la maglia della Roma.
ANTONIO DI NATALE
Antonio Di Natale nasce a Napoli il 13 ottobre 1977. Cresciuto nella Scuola calcio San Nicola di Castello di Cisterna, nei primi anni 90 approda nel vivaio dell’Empoli, dopo alcune stagioni con Empoli, Iperzola e Varese (dove milita solo nel giugno 1998). Nel 1998-1999 passa al Viareggio, scoperto dal direttore sportivo Pezzini, si mette in luce durante il campionato in Serie C2, segnando 12 gol in 25 partite. Poco dopo l’Empoli lo riscatta e con i toscani disputa cinque campionati (tre di Serie B e due in Serie A), diventando un punto di riferimento in attacco della squadra. Nella stagione 2002-2003 realizza 13 reti portando l’Empoli alla tredicesima posizione a 38 punti e quindi alla salvezza grazie alla favorevole differenza reti. Nella stagione 2004-2005 passa all’Udinese, dove con Vincenzo Iaquinta e David Di Michele forma un trio offensivo che consente ai friulani di conquistare il 4º posto in classifica e l’ingresso in Champions League. Il feeling con la maglia bianconera è un crescendo, tanto che ne diventa il capitano ed il 2 maggio 2010 in occasione della partita contro il Cagliari segna il suo 100° gol, tra campionato e coppe, con la maglia dell’Udinese. Nelle stagioni 2009-2010 e 2010-2011, Di Natale si aggiudica con 28 e 29 reti, il titolo di capocannoniere del campionato italiano. Ad oggi, con 137 marcature realizzate, è il giocatore che ha segnato più reti in Serie A con la maglia dell’Udinese.
I VOTI DEI DUE ATTACCANTI:
VELOCITA’: Totti 7,5/ Di Natale 8,5
TECNICA: Totti 10/ Di Natale 9
VISIONE DI GIOCO: Totti 10/ Di Natale 8,5
PASSAGGIO: Totti 10/ DI Natale 9
TIRO: Totti 10/ DI Natale 8,5
CLASSE: Totti 10/ Di Natale 9
GUARDA LE CLIP CON LE RETI DEI DUE ATTACCANTI:
A cura di Edwin Iacobacci