(M.Cecchini) La strada da Filottrano a Roma è lunga 280 chilometri e tre generazioni. È quanto è occorso a Pablo Daniel Osvaldo per agganciare le origini del suo bisnonno Antonio Pasquini — nato nel 1856 e poi costretto alla emigrazione in Argentina — con il presente dell’attaccante della Roma, destinato domani sera ad esordire per la prima volta da titolare nella Nazionale di Prandelli.
Occhi giallorossi Un’emozione forte per il «nuovo italiano» Osvaldo, che avrà addosso anche gli occhi di tanta parte della storia giallorossa. Già, perché la Federcalcio ha invitato una buona fetta di Roma, che certamente coccoleranno con gli occhi il loro gioiello vestito d’azzurro. Il primo fra i contattati è stato Bruno Conti, campione del Mondo nel 1982, che ha risposto così: «Sono orgoglioso che ci si ricordi di me in queste serate. Oltre alla Roma, la Nazionale è stata la maglia della mia vita e l’ho onorata nel migliore dei modi. E poi è bello vedere in campo due romanisti come De Rossi e Osvaldo, segno della bontà del lavoro che stiamo portando avanti». Ma le telefonate della Figc non si sono limitate solo a Conti. Sono stati invitati anche i «mondiali» 2006, cioè capitan Totti e Perrotta, poi Luis Enrique ed il suo staff, ed infine il presidente Tom DiBenedetto con parte della dirigenza giallorossa.
Pepe & Aquilani Finita qui? Non proprio. L’Italia di Prandelli avrà bisogno anche di altri romani. Simone Pepe, nato ad Albano Laziale ed ex giallorosso, potrebbe essere schierato titolare per dar vita ad un interessante tridente. PerAlberto Aquilani, invece, quasi un ritorno a casa, tornando a far coppia col suo «gemello» di una vita, cioè Daniele De Rossi, cioè il leader di sempre anche in azzurro.
Gol azzurri Ma i riflettori sono puntati soprattutto su Osvaldo, che arriva a questa partita dopo i cinque gol segnati con la Roma. Certo, gli infortuni di Cassano e Rossi hanno spianato la strada all’italiano d’Argentina, ma Prandelli lo ha benedetto da tempo: «Pablo è molto cresciuto dai tempi in cui l’ho avuto alla Fiorentina». Proprio vero. Per questo il futuro di Osvaldo, ormai, ha un sapore internazionale. A pensarci bene, quasi un motivo in più per dire «Grazie Roma».