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IL MESSAGGERO. L’Italia punta su Osvaldo

Osvaldo

( U. Trani) «Seguo Osvaldo, il prototipo dell’attaccante moderno». E’ Cesare Prandelli a indicare Pablo Daniel, capocannoniere della nuova Roma: l’italoargentino, già azzurro con l’Under 21 di Casiraghi, può diventare la novità della nostra Nazionale per l’Europeo in Polonia e Ucrania.

Adesso che è il cittì azzurro a rendere pubblica la candidatura dell’ex centravanti dell’Espanyol si dovranno ricredere in tanti, a cominciare da chi ha etichettato come bufala l’operazione di mercato voluta fortemente da Luis Enrique e costata cara alla nuova proprietà. Nessuno in serie A ha superato i 15 milioni (più 2,5 di bonus), prezzo del cartellino di quello che a Firenze era stato battezzato come l’erede di Batistuta. Per i tifosi giallorossi è Simba che nel cartone animato di Disney è il figlio del Re Leone, soprannome di Batigol.

La strada scelta da Batistuta e Osvaldo, dai campini antistanti il Franchi a Trigoria, è la stessa, proprio come l’esultanza con quel mitra spianato. Il resto è ancora da scoprire, almeno sulla totale affidabilità del secondo rispetto alle cifre strepitose del primo. Cesare Prandelli non si meraviglia, però, per i numeri in questo avvio di stagione dell’italoargentino. In estate confermò all’amico Franco Baldini quanto detto ieri in pubblico nell’Aula Magna di Coverciano. «Io conosco molto bene Osvaldo: ha grandissima qualità. E’ calciatore molto tecnico. Ha carattere, personalità e forza fisica. Rispecchia in pieno l’attaccante moderno che non fa la prima punta. Lui per venire qui deve confermare la continuità mostrata in questo periodo esaltante. Credo che sia anche quanto si aspetta la Roma da lui».

Il cittì, quando era sulla panchina della Fiorentina, allenò Pablo Daniel, all’epoca ventunenne, per un campionato e mezzo. Provò a svezzare e domare Simba. «Io avevo tanti giovani in quel periodo, anche Pazzini che ora sta qui. Non potevo metterli tutti insieme». Prandelli non si prende meriti particolari. Anzi riconosce quelli dell’Espanyol e del calcio dei campioni del mondo in carica: «Credo che Osvaldo sia maturato in Spagna, l’esperienza a Barcellona gli ha fatto molto bene. Perché proprio nella Liga, dove tutti pensano che il gioco sia solo offensivo, gli attaccanti diventano i primi difensori nella fase di non possesso palla. Lui sa farlo benissimo, ma non per questo segna meno. Insomma è completo: ha qualità e aiuta la squadra. E’ particolare, proprio perché non è centravanti puro». «Potrei un giorno giocare con tre punte anch’io» aggiunge Prandelli. L’identikit di almeno uno dei tre porta a Osvaldo: «Contano tre caratteristiche: la qualità in area dell’attaccante che deve essere bravo a finalizzare, la resistenza e la disponibilità nella fase difensiva»:

Osvaldo, dunque, è in corsa per le amichevoli di novembre contro la Polonia a Cracovia e l’Uruguay a Roma, sorpassando Borriello anche in azzurro. «Non posso portare quindici attaccanti. Senza nulla togliere a Matri e Borriello, vorrei parlare di chi è qui con me: Giovinco ha già fatto cinque reti. È un ragazzo interessante, anzi di più. Gli mancava solo il gol. Può essere il giocatore più importante nel panorama italiano in questa stagione».
Il cittì segue Luis Enrique: «Lo spagnolo sta riprogrammando il percorso. La Roma ha cambiato tanto, dà spunti interessanti per l’idea di calcio che propone». De Rossi in azzurro è intermedio, in giallorosso fa da scudo alla difesa, posizione che gli piace tanto. Prandelli è certo che Lucho prima o poi lo alzerà. «Molte squadre iniziano il gioco da dietro. Daniele sta facendo bene, ma più avanti garantisce sette-otto gol a torneo. Ora è lì dietro, perché l’allenatore doveva essere rigido. Per compattare subito la squadra. Ma vedrete che in futuro De Rossi salirà»

 

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