(G. Piacentini) Col gol di ieri sera, il terzo in questo campionato, è arrivato a quota 218 in serie A. Francesco Totti è forse l’unico romanista che avrebbe un motivo per festeggiare, ma non ci riesce. «Del record – le sue parole – mi interessa poco, io penso soprattutto alla squadra quindi c’è poco da festeggiare». L’ennesimo passo falso è difficile da digerire. La sua analisi è spietata. «Non funziona niente, non facciamo quello che ci chiede il mister e non riusciamo ad ottenere quello che vogliamo. Dipende da noi perché siamo noi quelli che vanno in campo. È un momento negativo, dobbiamo stare tutti uniti e cercare di uscirne». Una difesa convinta del tecnico. «Mettiamo in pratica il cinquanta per cento di quello che ci chiede e non può andare bene. I risultati non vengono anche per questo. Zeman si consulta con tutti, ma alla fine è lui che decide. Quando non ottieni quello che vuoi escono tante cose, ma noi dobbiamo seguire l’allenatore perché solo così usciremo da questo tunnel. Lo conosco più di tutti, so che persona è ed il suo attaccamento alla maglia. Lo stimo tantissimo e noi gli siamo vicini. Se ha la rosa giusta per il suo calcio? Lui dice di sì…».
Nonostante il momento drammatico dal punto di vista dei risultati, per Totti c’è ancora la possibilità di aggiustare la stagione. «Il nostro obiettivo è il terzo posto. Non possiamo competere per lo scudetto perché la Juventus è superiore a tutti. Non è un progetto troppo ambizioso perché abbiamo un grande organico e possiamo fare bene. Adesso altri vanno più forte di noi, ma dobbiamo restare unire e pedalare. Non possiamo fare un’altra annata di transizione, basta. Questo discorso ha stancato tutti ». Il calcio di Zeman, però, come quello di Luis Enrique rischia di rimanere solo un’utopia. «È una domanda da rivolgere ai dirigenti. La concretezza è la cosa più importante del calcio. Quando sei concreto ottieni risultati che vogliono tutti. Capello era concreto? Sì, però aveva anche altri giocatori… Sul mio futuro posso dire che getterò la spugna solo quando vedrò che gli avversari mi sovrasteranno». Sulla partita c’è poco da dire, ma nella Roma c’è la convinzione che non si sarebbe dovuto giocare. «Nel primo tempo abbiamo giocato solo per venticinque minuti, e nel secondo quasi non si è giocato, ma non siamo qui per giocare alibi… Abbiamo chiesto di sospendere la partita a causa del campo impraticabile, ma ci hanno girato le spalle».