(Il Tempo) – Zeman entra in trincea insieme ai dirigenti: se c’è qualcosa che li unisce, è proprio la sensazione di accerchiamento. E allora ci si chiude a riccio, uniti contro tutti. Presto la società farà tappare i buchi sui muri esterni da cui si possono spiare gli allenamenti, intanto il boemo, dopo Baldini, si ribella davanti ai giornalisti alla vigilia della sfida di stasera con il Palermo: «Siete in tanti – accusa – a volere il male della Roma. Escono attacchi da ogni parte, da quando sono qui non ho sentito o letto una cosa positiva su di noi. Eppure ce ne sono tante. Fate statistiche sulle rimonte subite nella mia carriera ma penso che sia accaduto anche agli altri allenatori. E non si dice che sono 62 anni che la Roma non segnava così tanti gol. Qui invece si fanno solo polemiche, le partite non interessano». Zeman spara nel mucchio. E si sente le spalle coperte.
«Non sono solo, la società mi ha sempre appoggiato. Sono responsabile di una squadra che finora non ha fatto quello che ci si aspettava e senza risultati è normale la sfiducia dell’ambiente. Ma questa Roma vuole fare grandi cose e ci riuscirà. Se fallisco si mette in discussione la mia carriera? Non mi preoccupo perché quest’anno farò meglio di prima». Meglio iniziare in fretta: le gare con Palermo e Lazio possono segnare il futuro del boemo. «Voi dite così – ribatte Zeman – ma per me tutte le partite sono decisive: il derby non è una guerra. Io mi sento come tutti gli allenatori. Siamo settimi, ci sono tredici squadre sotto di noi, allora tredici tecnici dovrebbero essere esonerati? Nel calcio può succedere di tutto e se la società non è convinta può cambiare, ma sono convinto che i valori prima o poi verranno fuori».[…]
Zeman si appella poi agli episodi. «La partita di Parma, su quel campo, non la considero proprio: si è dovuto giocare solo perché non ci sono date per i recuperi. Prima abbiamo buttato due gare da vincere con Udinese e Bologna, col Catania abbiamo incassato due gol in fuorigioco: se avessimo otto punti in più in classifica adesso non parlerebbe di chi non gioca». Di Destro, tanto per fare nomi. «Se molti giocatori sono bravi e rimangono in panchina è una cosa solo positiva per la società. Destro l’ho voluto fortemente perché ci serve». Il tecnico conferma la linea dettata da Sabatini il giorno prima: la squadra è stata costruita in sintonia sul mercato. […]