(D. Stoppini) – L’ultimo derby con la maglia della Roma, Alessandro Florenzi lo ha giocato con la Primavera ma in «assetto» da prima squadra. 19 febbraio 2011, a Trigoria atmosfera da guerriglia: contestazione (un giorno prima delle dimissioni di Ranieri) e conseguente decisione di far giocare la partita a porte chiuse. Fuori fu un mezzo inferno, dentro un trionfo: 7-1, lui a segno su rigore. Scenario apocalittico per la Lazio, da sogno per la Roma. Roba che se ricapitasse, i laziali dovrebbero prendersi un mese di aspettativa per evitare prese in giro. L’Olimpico sarà un’altra cosa, la pressione pure: Alessandro da Vitinia se n’è reso conto in questa settimana cosa vuol dire giocare un derby vero (non che quello Primavera non lo sia). Come ci arriverà? Lucido o pure lui si farà condizionare dall’essere romano?
Derby nel derby I sudamericani, almeno fino all’arrivo allo stadio, non rischiano crisi della vigilia. Primo perché in Brasile, Argentina o Uruguay di derby se ne giocano di più; secondo, perché non hanno ancora visto quello di Roma. Della truppa paulista del Corinthians, dal 1′ ci sarà soltanto Marquinhos: uno che, se non avesse conquistato Zeman, sarebbe addirittura in età per giocare quello di oggi a Formello. Panchina per Dodò e Castan (pure per un altro potenziale debuttante, Bradley), mentre ci sarà Piris, che sfiderà André Dias e Hernanes, due che proprio nel San Paolo sarebbero potuti essere compagni di squadra. Goicoechea avrà una responsabilità più degli altri: ha gli occhi di ghiaccio, dopo un paio di buoni segnali si vedrà veramente di che pasta è fatto. E se Tacthsidis ha la possibilità di scacciare via (almeno nell’opinione pubblica) le perplessità,Balzaretti potrà viverlo con la freddezza di un veterano. Ma con un fantasma: il primo derby di Torino, giocato e perso con la maglia granata (0-4 il 17 novembre 2002).
Esordio vero Non è un debuttante, Erik Lamela, ma è come se lo fosse: lo scorso anno saltò quello di andata e, al ritorno, fu sostituito dopo otto minuti per mandare in porta Lobont dopo l’espulsione di Stekelenburg. Si è caricato segnando nelle ultime cinque partite: sarebbe un peccato interrompere ora. Tra mille debuttanti, c’è un veterano che si è preso la responsabilità di accompagnare tutti verso il primo giorno di scuola. «Se ci metti tanto cuore in partite come queste, a volte ti blocchi — dice Nicolas Burdisso a Sky —. Ma un derby vinto è come uno scudetto. E avere in campo De Rossi per noi è qualcosa in più». Per Daniele non è il primo: e se fosse uno degli ultimi?