(R. Boccardelli) – Il 22 maggio scorso, ultima di campionato, 41’ del secondo tempo di Roma-Sampdoria 3-1. Esce Totti entra Florenzi. Il capitano lascia gli ultimi 4 minuti più 3 di recupero al capitano della Primavera campione d’Italia. Un segno del destino? Un’investitura a lungo termine?
LA SCELTA GIUSTA – Ma Alessandro Florenzi non era un capitano per caso nella Primavera. Lo era a ragion veduta. Perchè romano e romanista, ma con molti pregi dei romani e romanisti e pochissimi difetti (altrimenti sarebbe perfetto). Florenzi è arrivato a Crotone con l’umiltà e la carica giusta. Così, quando in vista della prima giornata Menichini, chiedendogli quasi scusa gli ha chiesto: «Te la sentiresti di giocare terzino? Non me ne è rimasto nessuno», lui, centrocampista, si è messo sull’attenti e ha risposto sì. Un sì che forse benedirà per tutta la vita.«Perchè è proprio grazie a quelle prime, poche presenze in un ruolo che non avevo mai interpretato, sono stato chiamato nell’Under 21 da Ferrara». Ultimo arrivato, destinato alla tribuna ma… «Ferrara mi ha chiesto se me la sentivo di giocare esterno sinistro alto. C’era qualche assenza anche in Under 21. Io ho risposto ancora sì». E così ha debuttato in azzurro arrangiandosi, adattandosi, dandosi da fare per la squadra su e giù per la fascia, ma anche dove c’era bisogno di un raddoppio di marcatura.
L’OBIETTIVO– Florenzi è entrato nell’Under 21 e non ne è più uscito. Titolare inamovibile, uomo ovunque, preziosissimo. Ferrara lo chiama spesso per dare indicazioni anche agli altri compagni. In Turchia ha salvato un gol e mezzo tornando a razzo nei pressi della linea di porta. A Casarano ha confezionato il gol del raddoppio azzurro con una discesa alla Cristiano Ronaldo.