(Il Tempo) – Per responsabilità diretta è stata deferita anche la Lazio. È la sesta volta in due anni che il patron biancocelste viene ripreso dalle organi disciplinari sportivi. Prima di ieri era il febbraio 2012 quando venne«richiamato» (insieme con il Palermo di Zamparini) dal procuratore federale per iltrasferimento di alcuni calciatori. Un atto che portò, mesi dopo, a una squalifica che colpì sia lui sia presidente parmense.
Il 19 ottobre del 2011 Lotito venne, invece, deferito dal procuratore della Figc, Stefano Palazzi, per aver parlato di «tintinnio di manette» evocando una nuova «tangentopoli» ma stavolta per gli arbitri: le frasi furono pronunciate a seguito del match Lazio-Juventus del 2 maggio dello stesso anno.
Ancora prima, il 27 giugno del 2011, il biancoceleste fu deferito dal procuratore della Federcalcio alla Disciplinare per le dichiarazioni contro il Coni e il suo presidente Gianni Petrucci, in merito alla vicenda del canone d’affitto dell’Olimpico e degli arretrati non pagati alla Lazio. Lotito parlò di «estorsione». L’inibizione di due mesi fu poi ridotta dalla Corte di Giustizia federale.
Era, invece, il 19 luglio del 2010 quando la Procura lo deferì alla Disciplinare per il ritardato pagamento di un lodo arbitrale. L’atto si riferiva al caso di Massimo Mutarelli su fatti che risalivano alla gestione nell’autunno 2008, quando il ragazzo militava nella Lazio. Qualche mese prima, il 23 febbraio dello stesso anno, Lotito fu deferito «per aver espresso, mediante dichiarazioni rilasciate nel croso di una trasmissione televisiva e pubblicate su organi di informazione, giudizi lesivi della reputazione di presone e di organismi operanti nell’ambito federale e in particolare dell’arbitro dell’incontro Palermo-Lazio del 21 febbraio».