(M. Pinci) – Il derby perso, il terzo su tre dell’era americana, è uno spettro che aleggia silenzioso su Trigoria. Anche in una domenica singolare, di vigilia: stasera Roma-Torino in un Olimpico semi-deserto, un match che tanti, dentro il Raccordo Anulare, raccontano come il giorno del giudizio di Zeman. Perché, è vero, il direttore generale Baldini non ha fretta di prendere decisioni definitive («Non è l’ultima spiaggia, i bilanci si fanno a fine stagione »). Ma sul boemo soffiano forti i venti della crisi: dai malumori con De Rossi e Pjanic ai risultati, con la squadra impantanata a metà classifica da una difesa colabrodo (23 gol subiti) e in apparente crisi di rigetto dei meccanismi del tecnico. «Errori grossi non me ne riconosco, il calcio è un gioco e i risultati vengono anche a sorpresa. O per distrazione, prendiamo gol strani». Incassare la fiducia, però, gli ha strappato almeno un sorriso: «Io ci credo come la società, il club non mi ha mai dato la sensazione di volersi sbarazzare di me. Poi è ovvio che se perdi sette partite di fila devi sentirti in difficoltà». Le difficoltà che tutti avvertono sono invece quelle d’intesa tra Zeman e De Rossi. In fondo, l’allenatore non fa nulla per nasconderle: «La scelta di mettere De Rossi nel derby non la rifarei, visto che la sua espulsione ci è costata la partita». Ultima scheggia nel rapporto con il centrocampista, che lasciando Trigoria, ieri, rispondeva diplomatico a chi gli chiedeva di restare a Roma: «Certo, certo…». Lui mancherà per squalifica, per scelta potrebbe invece restare fuori Pjanic, cui dopo il gol nel derby era scappata qualche parola di troppo. Non diretta alla panchina, aveva giurato: «Ma se mi ha chiesto scusa vuol dire che qualcosa mi aveva detto», il graffio di Zeman. Ferite che non cercherà di suturare l’a.d. americano Pannes, in città per parlare dello stadio di proprietà e di nuove iniziative commerciali, ma non con la squadra. «La Roma però è il club del futuro », la convinzione di Ventura. Una buona notizia, allora, doverla affrontare stasera.