(A. Della Palma) –«Stavo uscendo di casa, avevo la televisione accesa e mi sono messo ad ascoltare il suo discorso. Una presa di posizione impeccabile e importante, se tutti hanno capito il senso. Era arrivata l’ora di mettere un punto sulla questione calcio. Così gli ho scritto un sms di complimenti, venuto dal cuore, perché la serie A sta finendo male».
Il punto, intanto, lo ha messo il Tnas: lo scudetto del 2006 è suo, anzi, dell’Inter.
«Guardi, penso che tutti debbano seguire quello che ha detto Petrucci e io lo faccio subito. Per me la questione è chiusa, non alimento certo le polemiche dall’Inghilterra. Sono stati anni spiacevoli, passati soltanto in tribunale o negli studi degli avvocati. Non ci sono più altri valori o altri interessi. Le sfide sul campo sono finite in secondo piano».
Ma lei pensa di aver vinto due scudetti oppure tre?
«Non ci casco. Sul campo la mia Inter ha conquistato due campionati, il terzo ci è stato dato per malefatte altrui. Il caso è chiuso, bisognerebbe ripartire da zero».
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Un’altra bandiera sta per essere ammainata: la Juve ha scaricato Del Piero.
«Mi dispiace, ma ci può stare. Alex ha 37 anni, può divertirsi ancora, vada a cercarsi un campionato diverso, magari la Premier, ma ce ne sono tanti altri. La vita non finisce con la Juve».
Un altro grande giocatore potrebbe lasciare la sua città: Daniele De Rossi.
«E’ difficile strappare un calciatore romano e romanista alla Roma. Perché il romano è legato alle sue origini e al suo stile di vita: non sarei sorpreso se rinnovasse il contratto».
Nesta, però, è riuscito ad andarsene.
«Sì, tra mille sofferenze, poi si è abituato e ora è quasi un milanese. Ma Alessandro ha un carattere più chiuso rispetto a De Rossi, più riservato».
Vuol dire che lei si arrende?
«No, voglio dire che se un giorno De Rossi si metterà sul mercato, il Manchester City ci proverà, come il Real, il Chelsea e tutti i grandi club».
Per lei è un top player?
«Sì, è uno di quei pochi giocatori che possono essere inseriti nelle più grandi squadre del mondo. Un centrocampista completo, con classe ed esperienza».
De Rossi come Mancini?
«Può darsi. Io ho rinunciato a molti più soldi e a tanti successi per sposare la Sampdoria. Mi sentivo amato, mi sentivo realizzato a Genova e dissi di no a tanti club con cui avrei vinto scudetti su scudetti. Daniele potrebbe fare il mio stesso percorso. D’altronde, se danno il tempo giusto a Luis Enrique può far bene con la Roma».
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Parliamo di Klose, un fenomeno di bravura e serietà.
«Sa cosa penso? Che il suo caso è simile al mio quando arrivai alla Lazio».
Si spieghi meglio.
«Sbarcai a Roma a 33 anni, mi davano tutti per finito, comunque in fase calante. Vinsi e vincemmo tutto o quasi. Klose è uguale: pensavano tutti fosse in fase di decandenza – io compreso, per la verità – e invece ha portato gol e mentalità. Può cambiare da solo la squadra biancoceleste permettendole di puntare in alto».
Allora ha ragione Lotito: si può vincere senza spendere.
«Andiamo avanti, non è importante».
Lei ha l’impressione di essere più apprezzato per i suoi due anni inglesi piuttosto che per i suoi venticinque in Italia?
«Non lo so, ma credo che faccia piacere a tutti che un altro italiano si imponga all’estero. Visto Ancelotti? Ha vinto e fatto benissimo. Io ci sto provando, come Balotelli. E agli Europei ci andranno anche Capello e Trapattoni, uno a cui davano del bollito. Ma quale bollito, è un fenomeno».
Già, Balotelli: è cambiato davvero?
«Quando c’è di mezzo lui non bisogna mai sbilanciarsi o essere certi di qualche cosa, ma penso di sì. Si sta comportando da uomo e giocatore vero, anche in Nazionale. Se decolla, varrà un Messi o un Ronaldo».
A proposito: Lionel o Cristiano?
«Impossibile scegliere, uno farà 45 gol, l’altro 47. Datemeli».
Mourinho o Guardiola?
«Uguale: se fossi il padrone di un club penserei a uno dei due».
Real o Barcellona?
«Decideranno gli scontri diretti. La legge dei grandi numeri dice che prima o poi vincerà di nuovo il Real».
Cassano ha rischiato grosso.
«Abbiamo tirato tutti un respiro di sollievo. Pensi a guarire come uomo, poi tornerà calciatore e lo aspetteremo in campo, come sempre. Sapete che io lo stimo».
(…)
Zeman, intanto, è tornato a dare spettacolo.
«Che meraviglia, sono sorpreso che in A non ci sia un club che gli abbia affidato una squadra, soprattutto uno di quei club che deve arrangiarsi con i giovani e spendere poco».
Il boemo dice che paga le sue denunce.
«Sì, spesso chi apre delle battaglie paga il conto».
E’ più facile che lei faccia pace con Galliani oppure con Moggi?
«Il primo è un grande dirigente, il secondo mi è stato sempre simpatico. Il problema è che io non posso essere simpatico a tutti. Ma nessuna guerra, per carità».
Ibrahimovic, nella sua biografia, non è stato tenero con lei.
«Io voglio aiutare il calcio italiano a migliorare. Zlatan è un fuoriclasse con cui io ho vinto all’Inter. Lo ricordo come uno dei più grandi giocatori che ho allenato. Volevate del veleno come risposta? Mi dispiace ma non casco più nei trabocchetti. Rivoglio il calcio di Sandro Ciotti».