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IL ROMANISTA “Fiducia in Zeman. E ora i risultati”

Vincent Candela

(M.Macedonio) – Con quattordici presenze in maglia bianconera nella stagione 2006/2007, Vincent Candela è a suo modo un doppio ex rispetto alla gara che la Roma giocherà domenica pomeriggio all’Artemio Franchi di Siena. Era il campionato 2006/2007 e la sua militanza nella città del Palio si esaurì nella prima parte della stagione, che avrebbe poi visto chiudere la sua carriera, in quello stesso anno, a Messina. Inutile dire che il cuore di Vincent continua però a battere su un solo versante, quello della squadra giallorossa, da cui si aspetta domenica una prestazione che dia continuità a quanto lasciato intravedere nelle ultime uscite. «Dopo il derby c’era bisogno di ripartire – dice l’ex difensore giallorosso. – Ma la squadra ha dimostrato di saper reagire nel modo giusto. Quella col Pescara non è stata obiettivamente una bella partita, ma, come già con il Torino, era fondamentale prendere i tre punti. Anche a Siena dovrà essere così, perché l’unico risultato possibile, a mio parere, è la vittoria, se vogliamo dare un senso a questo inizio di stagione. Anche perché, dopo quattordici partite, stiamo verificando che questo campionato è ancora una volta modesto. Anche la Juve, che pensavamo potesse andarsene da sola, sta invece ancora lì. Un campionato strano, quindi. E come ho detto anche all’inizio dell’anno, la Roma ha le possibilità, e soprattutto l’organico, per fare un ottimo campionato. Lo dico perché, presi uno per uno, sono tutti grandi giocatori. Sicuramente devono esserci state delle incomprensioni, tra alcuni di loro e il tecnico o la società. E questo ci ha fatto perdere punti stupidamente…».

Forse anche perché la squadra era stata fortemente rinnovata, anche con l’arrivo di molti giovani, e c’era evidentemente bisogno che alcuni di loro entrassero un po’ alla volta nei meccanismi di gioco, che peraltro tu conosci bene, avendo avuto Zeman come tecnico nelle due stagioni tra il ’97 e il ‘99. «I meccanismi sono ancora da acquisire del tutto, perché anche con il Torino e il Pescara ho visto ancora poco del gioco zemaniano. Però ho visto la vittoria, e il fatto che non si siano subiti gol. E questo è importante, anche se non si avevano di fronte due squadre particolarmente temibili. Magari quei meccanismi sono anche un po’ cambiati. Non voglio dire che è meglio giocar male ma prendere i tre punti, piuttosto che ottenerli giocando bene. Ma in questo momento va bene così. Perché c’è bisogno di riagganciare chi ti sta davanti e dare continuità a questa serie, che è sempre utile per il morale. Aspettando la gara con la Fiorentina, che è un avversario diretto, al cui confronto è certamente meglio arrivare avendo vinto anche a Siena».

A proposito del non aver subito gol, che impressione ti sta facendo la linea difensiva dopo le perplessità suscitate nelle prime giornate?«Balzaretti aveva iniziato molto bene ma è anche vero che, da quando si è fatto male, sta giocando al di sotto delle sue possibilità. Non mi preoccuperei, però. Perché è sempre e comunque una garanzia. E’ uno che ha giocato, e gioca, in Nazionale, e poi viene da piazze non facili, come la stessa Palermo. Uno che le qualità ce l’ha, e che mi aspetto si riprenda al più presto. Quanto a Piris, è uno che ho sempre difeso, anche nei momenti di difficoltà. Perché è propositivo e soprattutto molto veloce, che è ciò che ci vuole nel gioco di Zeman. Può aver sbagliato qualche diagonale all’inizio, ma ci sta: il primo anno, nel campionato italiano, è sempre difficile per chi viene da fuori. Quanto ai due centrali, Marquinhos mi piace tantissimo. Ma anche Castan è un giocatore che ogni domenica dà buone conferme. Non aver preso gol, nelle ultime due partite, è stato importante, anche perché ne avevamo presi tanti, troppi, prima. Credo che sia cambiato qualcosa, nell’assetto tattico della squadra e nel modo stesso di affrontare le partite. Speriamo che queste due gare non restino un fatto episodico».

Da esterno sinistro quale eri tu, che idea ti sei fatto di Dodò, che abbiamo visto solo in un paio di brevi apparizioni? L’avevi già visto giocare in precedenza?«Ha fatto un partita e mezza, ma anche lui è uno che gioca a testa alta. E’ molto giovane e per questo motivo bisogna stare attenti a non bruciarlo subito, ma farlo crescere, perché le doti ce l’ha e va quindi aspettato».

Con Zeman in panchina hai vissuto entrambe le sue due stagioni a Roma. Cosa manca a questa squadra per esprimere appieno il suo gioco? «Avendo giocatori che non è che non vanno bene, ma hanno necessità di adattare il proprio modo di giocare a quello voluto dal tecnico, trovo che ci sia bisogno che sia invece Zeman a correggere qualcosa. Perché un atteggiamento “imperialista” non fa bene a nessuno. E penso anche che lo stia già facendo, dimostrando così intelligenza, perché qualche piccolo accorgimento tattico non significa stravolgere il proprio credo, ma può voler dire tanto sul piano pratico e dei risultati. Anche nella gestione del gruppo, penso che stia modificando qualcosa. Perché Florenzi, che è un giovane, non può essere trattato allo stesso modo di De Rossi, che è più grande e maturo. L’abilità di un allenatore sta anche in questo. E da questo punto di vista, Zeman mi dà fiducia».

Sei quindi ottimista sul prosieguo della stagione? «Dipende tutto dal tecnico. I giocatori ci sono e le basi per costruire qualcosa di importante anche. Zeman, come peraltro tutti gli allenatori, ha i suoi pregi e i suoi difetti. Non è facile gestire un gruppo così, ma io – ripeto – ho fiducia nei giocatori e nell’intelligenza del tecnico. E penso che lavorando giorno dopo giorno, e mettendo a posto alcuni meccanismi, ma soprattutto creando un clima di fiducia reciproca tra allenatore e giocatori, che vuol dire unità di intenti, questa squadra possa andare lontano e regalarci belle soddisfazioni».

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