Seconda trasferta consecutiva per la Roma di Zeman, che si troverà nella tana di Serse Cosmi. Contro i giallorossi per l’allenatore dei toscani non è mai una gara come le altre, vista la sua fede dichiaratamente romanista; ma come ogni romanista finisce per disputare delle partite ottime contro la sua ‘squadra del cuore’, riuscendo anche a trovare motivazioni insperate.
Serse Cosmi nasce a Ponte San Giovanni il 5 maggio 1958, con alle spalle un passato da calciatore di categorie inferiori; quando calcava il rettangolo verde si racconta fosse un buon fantasista, dotato tecnicamente e con un buona visione di gioco, che peccava però in quanto a velocità. Il 1986 decide di appendere gli scarpini al chiodo, a soli 28 anni, per iniziare ad insegnare calcio ai ragazzi delle giovanili dell’Ellera. Nel 1990, mentre il miracolo Zemanlandia si sta compiendo a Foggia, inizia ad allenare i grandi: la sua prima avventura si consuma sulla panchina del Pontevecchio, dove rimane fino al 1995.
Nel 1994-95 Zeman guida la Lazio, alternando grandi vittorie a sconfitte inaspettate, ma meritando la riconferma per la successiva stagione; intanto Serse risponde alla chiamata dell’Arezzo, resterà nella città toscana per 5 stagioni, guidando il club alla promozione in C1, ed impressionando a tal punto da meritarsi una chiamata dal Perugia del vulcanico patron Gaucci.
A Perugia si fa conoscere da tutti, e si scontra con il Boemo in un Perugia-Napoli terminato 1-1, che costò la panchina all’attuale tecnico della Roma; il suo migliore risultato lo ottiene con la conquista di un posto in Coppa Uefa, grazie alla vittoria della Coppa Intertoto.
La sfortuna è una costante della carriera di Cosmi, come di quella di Zeman: vince un campionato di B con il Genoa, per poi vedere la sua squadra retrocessa d’ufficio in C1 per colpa degli illeciti di Preziosi, gioca la Champions con l’Udinese, ma trova subito un girone troppo difficile, dominato da Barcellona e Werder Brema. Lo scorso anno, durante la stagione del rilancio del Boemo, ha solo sfiorato l’impresa sulla panchina del Lecce, tenendo in vita una squadra che sembrava allo sbando prima del suo arrivo: riesce a conquistare 28 punti in 25 partite, ottenendo vittorie importanti come il 4-2 sulla Roma, ma non riesce a salvare i salentini.
Siccome il focoso tecnico italiano, che nel suo palmares personale vanta anche una ‘Panchina d’Argento’, anche in questa stagione ha scelto di tentare l’impresa, sedendosi sulla panchina del Siena, che ha iniziato il campionato da quota -6, e che sta già impressionando tutti quanti. 11 i punti – che sarebbero 17 senza penalità – conquistati grazie a risultati importanti, tra cui la vittoria sull’Inter. La sua squadra gioca un buon calcio, schierata con un 3-4-2-1: Pegolo tra i pali sta impressionando, in difesa è Neto la sorpresa lieta del campionato – tra i migliori giovani centrali insieme a Marquinhos – i due trequartisti sono Rosina e Valiani, con il secondo che si comporta da vero e proprio marcatore del regista avversario, terminale offensivo il solito Calaiò, simbolo del club insieme alla bandiera Vergassola.
Le fasce sembrano essere il punto debole dei toscani, così come ha lasciato capire anche lo stesso Zeman in conferenza stampa: la Roma, probabilmente, cercherà di allargare una difesa di solito molto stretta con i tagli di Destro, e con la spinta di Balzaretti, che di fronte a sè troverà la fascia più debole degli avversari. Servirà una maggiore attenzione in fase difensiva, stringendo molto le maglie, per lasciare meno spazio ai tagli di Rosina, calciatore troppo sottovalutato nel nostro campionato.
A cura di Luca Fatiga