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Zeman

Fatto sta che Zeman prende la questione De Rossi di petto e racconta la sua verità. A due giorni da Roma-Fiorentina, l’attenzione si sposta tutta sul centrocampista che rientra dalla squalifica e potrebbe comunque restare fuori.

«Non è una nota dolente», chiarisce subito il boemo. Ma dice pure: «Nelle partite in cui è stato impiegato non ha reso da De Rossi: ha avuto problemi di affiatamento con la squadra». Di sicuro a Zeman non piace nascondere le cose. Tantomeno i suoi pensieri. «Perché non ha reso? Si possono fare varie ipotesi – continua il tecnico intervistato dal Tg1 – per me è stato disturbato all’inizio di campionato dai discorsi fatti su di lui: se è da Roma, se deve andare alManchester City o da altre parti.

Non so da dove arrivino le “sirene”, personalmente nessuno mi ha chiesto di lui. Qualcuno dice che lo vogliono dieci squadre, io qualche dubbio ce l’ho perché credo che i club facciano magari altre scelte, non per il suo ruolo». Come a dire: se gli sceicchi o chi per loro spendono certe cifre, preferiscono un attaccante a un centrocampista quasi 30enne. «Io non mai avuto problemi con lui, però – sottolinea l’allenatore – ci sono rimasto male per le parole dopo la sconfitta con la Juventus, oggi non contano».

Quell’argomento l’hanno chiarito a quattr’occhi e ora Zeman spera «che De Rossi resti. Per me è un giocatore importante, ha fatto bene in passato e spero lo faccia anche quest’anno. Dipende dalla sua voglia». Lo stesso dicasi riguardo all’impiego con la Fiorentina: le prove di ieri dicono tutto e il contrario di tutto. «Ho una settimana di lavoro per decidere, Daniele negli ultimi tempi si sta allenando bene, con molta applicazione».

Negli ultimi tempi, appunto. Chi riempie il cuore del boemo dall’inizio è Totti. «Mi ha dato soddisfazioni 13 anni e me le dà oggi. Spero riesca a trascinare anche i compagni». Dopo tre vittorie di fila la strada sembra all’improvviso in discesa. «Più che ai risultati guardo alle prestazioni: a parte Torino e Pescara ci sono sempre state. Io stranamente – racconta Sdengo – sono stato sempre tranquillo.

La mia Roma la vedo dal ritiro estivo, poi è normale che possa sbagliare. Mi sto adattando all’avversario? In certe occasioni ce n’è bisogno, ma io cerco di fare il calcio in cui ho sempre creduto». Con qualche accorgimento: Zeman lo ha ammette quando sottolinea che «prima si dava più importanza all’allenatore e alla società, ora ai giocatori che sono investimenti e vanno protetti». Di necessità virtù. Intanto c’è da sfidare Montella.

«Sta facendo bene, lo apprezzo perché gli piace attaccare». Quando parla Zeman è impossibile evitare l’argomento Juventus. «A Conte dico “buon rientro”. La Juve ha fatto bene anche senza di lui in panchina. E poi ho visto che loro avevano tre allenatori… Le squalifiche sono fatte per penalizzare, non per premiare». Fin qui c’eravamo arrivati.

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