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LA REPUBBLICA Venti mesi a Giraudo: associazione a delinquere, ma è sconto in appello

Antonio Giraudo

(M. Mensurati) – La “Cupola di Calciopoli” c’era. Era meno estesa di quanto inizialmente sostenuto dall’accusa ma è esistita e ha manipolato la serie A. È questo il verdetto emesso ieri dalla quarta corte d’appello di Napoli che ha condannato l’ex ad della Juventus Antonio Giraudo a un anno e otto mesi di carcere (con sospensione della pena) per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, e in particolare per una frode sportiva, quella di Juventus-Udinese 2-1 del 13 febbraio 2005. Respinta l’aggravante (“essere promotore e capo dell’associazione”); e diminuita di un anno e quattro mesi la pena inflitta in primo grado (cadute le accuse relative a due frodi sportive).

Assolti gli altri 10 imputati. In particolare, i tre esponenti del mondo arbitrale che erano stati condannati in primo grado (gli altri sette che erano stati già assolti): il capo dell’Aia Lanese (accusato di far parte della cupola) e i due arbitri Pieri e Dondarini, commossi alla lettura della sentenza. Ma anche queste assoluzioni, indirettamente, confermano l’impianto dell’accusa: «Perché — spiega soddisfatto il pg Carmine Esposito — i giudici hanno usato la formula “per non aver commesso il fatto” e non la formula “perché il fatto non sussiste”. Vale a dire, ad esempio, che per Juve-Lazio e Chievo-Fiorentina, è stato sì assolto Dondarini, ma è stato anche riconosciuto che “il fatto” c’è stato: un particolare che potrebbe pesare nel corso del processo d’appello ai restanti imputati (al via il prossimo 24 maggio, ndr), perché conferma una delle finalità di quell’associazione a delinquere, il salvataggio di Lazio e Fiorentina».
Dopo tre gradi del giudizio sportivo, dopo una sentenza della corte dei conti, dopo due diversi processi penali di primo grado, quella di ieri è la settima sentenza (emessa da un settimo diverso giudice) su Calciopoli: e per la settima volta l’impianto accusatorio costruito dai pm Fillippo Beatrice e Giuseppe Narducci ha retto agli assalti delle pur agguerritissime difese. Soddisfatto Narducci: «Mi auguro che da oggi, dopo sei anni, tutti vogliano cominciare a fare i conti con questo dato, con serenità, senza più invocare il complotto della spectre mondiale ». Più freddo Beatrice: «Aspettiamo le motivazioni (pronte in 90 giorni, ndr).
I giudici d’appello dovranno motivare l’associazione e questo magari aiuterà nell’altro processo». Molto meno soddisfatti («sorpresi e delusi») gli avvocati di Giraudo. «Faremo appello in cassazione», annuncia l’avvocato Massimo Krogh. Lo stesso farà l’accusa che vuole vedere riconosciuta contro Giraudo anche l’aggravante di essere stato uno dei promotori dell’associazione, anche per evitare sorprese con la prescrizione (il reato aggravato si prescrive più tardi).
Sia pure con cautela, Paolo Gallinelli l’avvocato dell’arbitro Duccio Baglioni (ieri assolto) intravede nella sentenza qualche spiraglio per l’altro suo assistito, l’arbitro Massimo De Santis, condannato per associazione a delinquere: «Con tutte queste assoluzioni, l’associazione perde il suo esercito e diventa più fragile», dice insieme a Luciano Moggi che irrompe nel merito della decisione: «Non so se questa sentenza sia la fine di Calciopoli. Certo che avendo assolto tutti mi viene da chiedere: o l’associazione a delinquere la facevamo solo in due, io e Giraudo? »La risposta alla domanda di Moggi è però contenuta nella sentenza di primo grado, quella celebrata con rito ordinario: insieme con Moggi e Giraudo sono stati condannati come membri dell’associazione anche Pairetto e Bergamo (designatori), Mazzini (vice presidente Figc), De Santis, Racalbuto, Bertini e Dattilo (arbitri). Erano loro, secondo i giudici, la«Cupola di Calciopoli».
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