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AS ROMA. Fenucci: “Valuteremo se tornare sul mercato”

Claudio Fenucci

Queste le dichiarazioni integrali dell’Amministratore Delegato della Roma, Claudio Fenucci, ai microfoni di Roma Channel:

Partita particolare per lei…
Per me avrà un significato unico, perché tutta la mia attività come dirigente sportivo è a Lecce, dove ho lavorato per 15 anni con grandi soddisfazioni dal punto di vista sportivo. Partendo dalla C abbiamo fatto 9 anni di A, abbiamo vinto due titoli Primavera, due Supercoppe Primavera e due Coppe Italia Primavera. Soddisfazioni sportive e professionali, perché il Lecce ha raggiunto un’organizzazione e un’efficienza paragonabili a quelle dei grandi club.

Che sensazioni proverà al fischio di inizio?
Particolari, già andando negli spogliatoi, dove troverò tanti ragazzi che sono stati con me. Sarà un’emozione unica, ma la vita continua e oggi la mia squadra è la Roma. Il nostro progetto è legato a questa città, che poi è la mia. Lecce rimane una pagina importante, sia dal punto di vista professionale che familiare, ma oggi se ne è aperta un’altra.

Il suo ruolo al Lecce:
A Lecce sono stato ad per 15 anni, ho seguito tutte le attività della società con validissimi collaboratori. Ho lavorato con ds di valore come Corvino. Ma negli ultimi anni la società cercava un allenatore che fosse più responsabile delle scelte sportive e di quelle legate alla campagna trasferimenti.

Cosa ha riportato alla Roma della sua esperienza al Lecce?
Era una realtà piccola, ma le funzioni svolte erano le stesse. C’era una struttura organizzativa efficiente, un’attività di marketing sviluppata per le sue dimensioni. Qui le dimensioni sono più grandi, c’è una complessità della struttura che rende i processi più lunghi, però sostanzialmente le attività che si fanno sono le stesse, anche se con obiettivi e dimensioni differenti.

C’è un’attenzione particolare verso i tifosi, proprio come accadeva anche nel Salento…
Il calcio italiano ha conosciuto forte disaffezione dei tifosi negli stadi, anche per la concorrenza delle tv e di format non controllati adeguatamente dalla Lega per me. a Lecce cercavamo di portare più gente possibile allo stadio, con un occhio particolare alle famiglie. Per promuovere e fidelizzare il sentimento verso il club nei giovani. A Roma piano piano stiamo portando avanti iniziative simili: il settore famiglie dove arrivano i calciatori a firmare autografi. Proseguiremo con le attività di intrattenimento per allungare il periodo di permanenza nel Foro Italico. Sotto il profilo delle agevolazioni abbiamo intrapreso un percorso, quello del carnet virtuale di biglietteria, che riprenderemo tra poco. Tutto ciò che può agevolare l’ingresso allo stadio va fatto. E’ nostra intenzione ricreare quel forte rapporto tra club, squadra e tifosi e solo lo stadio può farlo.

I tifosi sembrano al primo posto nella nuova società
I tifosi sono centrali. Il nuovo stadio nasce per motivazioni economiche, ma anche per creare la casa del club e costruire un processo di identificazione tra club e tifoso, per creare appartenenza piena. Oggi il club viene visto ancora in maniera distante, ma deve diventare fortemente rappresentativo dei tifosi.

Il Salento è parte della sua vita privata.
E’ un luogo stupendo, ho costruito la mia famiglia lì e loro vivono ancora a Lecce. Sono rimasto legato a quelle terre e vi rimarrò per sempre.

Sua figlia la segue molto in tv vero?
La più grande è molto attenta anche perché non mi vede molto spesso. La piccola è ormai plagiata completamente: già canta l’inno della Roma!

Nel calcio ci sono troppi introiti dai diritti tv e troppo pochi dagli altri settori? Servono agevolazioni importanti per costruire nuovi stadi?
Non parliamo di argomenti nuovi: l’eccessiva dipendenza dai diritti tv e sulla laconicità di margini che il calcio espone e la situazione vetusta degli stadi. Parliamo di tutto questo da anni, ma non riusciamo a trovare un momento per ridiscutere della politica sportiva e risolvere parte di queste problematiche. A livello economico la lega calcio è la peggiore tra le 5 sviluppate, questo per effetto di una missione giusta, orientata esclusivamente alla parte sportiva delle società. Oggi questa situazione non è più sostenibile, urge un riequilibrio economico, da raggiungere con l’abbassamento dei costi, ma anche con la crescita dei rivali. Per questo si parla di scarsa rilevanza del marketing: ad esempio da tempo chiediamo una legge per combattere la contraffazione dei marchi. Questo per me è anche un problema culturale e per questo chiedo ai tifosi di acquistare i marchi ufficiali: i ricavi ottenuti con la vendita del materiale vengono reinvestiti e se mancano si crea un danno alla società. Gli stadi italiani sono impresentabili, sono i più vecchi d’Europa. Servono location adeguate ai bisogni dei consumatori del 2010, non di 50 anni fa.

Perché il calcio italiano si è fermato?
Perché c’è stata eccessiva attenzione ai diritti tv, il segmento di mercato più facilmente aggredibile, soprattutto da parte dei grandi club, che hanno avuto risorse immediatamente spendibili per raggiungere risultati sportivi e migliorare il proprio brand, creando un ciclo virtuoso. Basta guardare le differenze di rapporti di fatturato tra club grandi, medio-grandi e piccoli. Oggi la Roma dispone della metà delle risorse di Milan, Juve e Inter, che hanno costruito un brand forte, che consente loro di attirare sponsorizzazioni. Le vittorie sono state ottenute disponendo di risorse diverse dagli altri.

Perché in Germania un così grande incremento dei ricavi?
Tutto risiede nella programmazione effettuata negli anni passati, grazie alla possibilità di organizzare i mondiali. Non si sono curati dei risultati sportivi che non arrivavano, questo anche grazie ad un approccio delle tifoserie, ed hanno investito sulle strutture. E’ il paese più sviluppato d’Europa a livello economico e questo ha creato un calcio equilibrato, dotato di strutture all’avanguardia con i ricavi divisi in maniera più equa. Questo mix di competitività e strutture ha creato un prodotto che riscuote di grande successo. La Germania è il paese con presenze medie più elevate in Europa.

In Inghilterra ultimamente grande indebitamento dei grandi club, ma rimane ugualmente il campionato più ricco. Il Manchester City è un cattivo esempio da seguire?
In Inghilterra il calcio ha registrato risultati economici  molto interessanti per molti anni. Il modello di sviluppo si è fondato sulla crescita del prodotto a livello internazionale. Oggi anche loro conoscono il fenomeno dei mecenati e questo sta progressivamente facendo peggiorare i conti. Anche se nei debiti dobbiamo sempre separare quel che viene creato per investimenti e strutture. Non sempre i debiti nascono da una scarsa capacità gestionale. Per quel che riguarda il fair play siamo convinti che il sistema calcistico, fortemente competitivo sul campo, abbia bisogno di regole certe a livello finanziario, per consentire a tutti una competizione equa. Non so se le regole UEFA per il fair play siano le più eque, potrebbero rendere difficile, per molti di quelli che vogliono crescere, portare avanti gli investimenti necessari. Si potevano trovare altri sistemi per creare un sistema di regole certo, credo che quello che sta seguendo l’UEFA non sia l più appropriato. Si può anche crescere investendo sui diritti dei calciatori per favorire il brand e nuovi ricavi.

Lo sfoltimento delle rose si rende necessario. Anche per la Roma?
Penso che il calcio debba cambiare alcune cose: una di queste è la ristrutturazione anche dei campionati. Ridurre il numero delle squadre ed aprire maggiori spazi a competizioni europee diverse. La riduzione del numero delle partite eleverebbe la loro qualità e renderebbe più facilmente gestibili società e rose dei tesserati. Al di là di questo credo sia necessario, per tenere sotto controllo i costi aziendali, ridurre il numero dei calciatori e utilizzando i giovani in misura maggiore, soprattutto quelli del vivaio. su questo noi stiamo lavorando, vorremmo arrivare a 17-20 giocatori pronti a cui aggiungere i giovani, da utilizzare al momento del bisogno. Avere giovani pronti richiede anche una modifica del processo di formazione che ora seguono e per questo siamo favorevoli a un progetto che preveda la partecipazione volontaria di squadre B nei campionati minori.

Si parla tantissimo di Daniele De Rossi. Cosa sta succedendo, a che punto è la situazione?
Né noi né Daniele ameremmo parlarne così spesso. Sono la stampa e il sistema mediatico che pressano su un argomento su cui vorremmo lavorare tranquillamente. Finiamo per dare sempre le stesse risposte, non ci sono di giorno in giorno novità, ma siamo tutti continuamente sollecitati a dare delle risposte.

L’infortunio di Burdisso vi farà tornare sul mercato?
“Innanzitutto mi spiace moltissimo per un calciatore, per come lo avevo conosciuto, che è umanamente eccezionale. Lo aspettiamo, perché spero che il recupero sia il più veloce possibile anche se l’infortunio è serio. Sia in campo che dentro lo spogliatoio è unico, è importantissimo. Un ottimo professionista. Al di là dell’infortunio di Nico le valutazioni per il mercato di gennaio vanno fatte in maniera generale. Cercheremo di trovare spazio per i giocatori che ora sono stati utilizzati meno innanzitutto e dopo queste prime operazioni valuteremo se sarà il caso di completare in qualche modo l’organico”

DiBenedetto ha un’energia straordinaria e un’agenda ricchissima di impegni. Cosa la ha colpita del nuovo presidente?
Ha un’umanità non comune. E’ una persona che ho conosciuto da poco, ma che ha caratteristiche professionali e morali importanti, oltre a un entusiasmo notevole. Siamo contenti di lavorare con lui e con un gruppo di azionisti che ha una radicata convinzione per questo progetto e la volontà di investire per rendere questa società nel tempo uno dei maggiori club calcistici al mondo.

Se la sente di fare un pronostico per domenica sera?
No, pronostici non ne ho mai fatti in 15 anni. Certo trovarmi il Lecce da avversario non sarà facile, ma per noi è una partita da vincere. Mi spiace per i miei amici salentini, ma spero che troveranno da un’altra parte i punti per una salvezza che gli auguro di trovare con tutti il cuore.

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